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È morto Peppe Vessicchio, addio al direttore d’orchestra simbolo del Festival di Sanremo: “Deceduto per una polmonite interstiziale precipitata molto rapidamente”

Il celebre maestro si è spento questo pomeriggio all'ospedale San Camillo di Roma dopo una complicazione improvvisa

di F. Q.
È morto Peppe Vessicchio, addio al direttore d’orchestra simbolo del Festival di Sanremo: “Deceduto per una polmonite interstiziale precipitata molto rapidamente”

Direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore e volto televisivo tra i più amati dal pubblico. È morto all’età di 69 anni il maestro Peppe Vessicchio, una delle figure più iconiche e riconoscibili del Festival di Sanremo e della musica italiana. Il celebre direttore d’orchestra, arrangiatore e volto televisivo, si è spento questo pomeriggio all’ospedale San Camillo di Roma, dove era arrivato a seguito di “complicanze severe improvvise”. La conferma della notizia è arrivata dall’Ospedale San Camillo di Roma in accordo con la famiglia:”Peppe Vessicchio è deceduto per una polmonite interstiziale precipitata molto rapidamente. I funerali saranno strettamente privati”.

“Dirigere l’orchestra è una frase che mi insegue, ma in realtà io non volevo dirigere: volevo scrivere, unire, cercare l’armonia”. È nascosta in questa sua dichiarazione, forse, la sua essenza. Perché Vessicchio non è stato solo il “Maestro di Sanremo”, il volto rassicurante con la barba iconica che faceva scattare l’applauso prima ancora della musica. È stato un intellettuale gentile, un mediatore tra mondi apparentemente inconciliabili: la musica colta e quella popolare, la disciplina ferrea dell’orchestra e l’anarchia creativa dei talent show, la scienza delle frequenze e la spiritualità del vino.

Nato a Napoli nel 1956, la sua storia inizia in una città dove la musica è respiro. Si diploma in pianoforte e muove i primi passi arrangiando per i grandi della sua terra: Edoardo Bennato, Peppino di Capri. Persino una breve militanza nel gruppo cabarettistico I Trettré, suonando chitarra e pianoforte. Ma quando il trio vira verso la comicità pura, lui sceglie un’altra strada. “Non volevo far ridere, volevo far vibrare”, raccontava. La svolta arriva con l’incontro con Gino Paoli, per cui firma successi come “Ti lascio una canzone” e “Cosa farò da grande”. Da lì, un’ascesa che lo porta a collaborare con tutti: Zucchero, Andrea Bocelli, Ornella Vanoni, Biagio Antonacci, Ron.

Ma è il 1990 l’anno che cambia tutto. Vessicchio sale per la prima volta sul podio del Festival di Sanremo. Da quel momento, diventa un’istituzione. Il suo nome diventa garanzia di eleganza. Vince quattro volte come direttore d’orchestra – con gli Avion Travel (“Sentimento”), Alexia (“Per dire di no”), Valerio Scanu (“Per tutte le volte che”) e, infine, con Roberto Vecchioni (“Chiamami ancora amore”). Ma il pubblico lo ama a prescindere: negli ultimi anni, il suo ritorno all’Ariston era accolto da vere e proprie ovazioni, un fenomeno di affetto collettivo.

Vessicchio, però, non era solo Sanremo. È stato docente e direttore d’orchestra ad “Amici” di Maria De Filippi per oltre un decennio. Lì, con tono pacato e ironico, ha educato milioni di giovani alla disciplina e al rispetto per la musica, lontano da ogni accademismo. “Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione”, diceva. “Quando incrociamo le nostre vere passioni, iniziamo a suonare davvero”. La sua era una ricerca costante dell’equilibrio. Amava parlare di “armonia naturale”, quell'”ottimale condizione degli elementi di un insieme” che cercava non solo nella musica, ma nella vita. “Il silenzio è il tessuto in cui il suono si intrufola”, amava ripetere. Una filosofia che lo ha portato, negli ultimi anni, a sperimentare persino nel mondo del vino.

Con l’imprenditore Riccardo Iacobone aveva fondato in Abruzzo Musikè Vini, una cantina dove i vini venivano affinati al suono di frequenze armoniche. Un’apparente bizzarria che per lui era la sintesi perfetta del suo pensiero: “Dentro un calice di brandy c’è il bilanciamento tra l’operato umano e la bontà della natura. È la stessa armonia che cerco in musica”. Dal Cremlino allo Zecchino d’Oro, da “Amici” fino alla composizione da camera eseguita alla Scala nel 2024, Vessicchio ha attraversato mondi diversi con la stessa, gentile autorevolezza. Amava citare Vinícius de Moraes: “La vita è l’arte dell’incontro”. E la sua esistenza è stata un incontro continuo, la ricerca instancabile di un’armonia che, ora, ci mancherà profondamente.

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