Un tempo fu “skibidiboppy”. Oggi è “six – seven“, cioè, in italiano “sei sette”. È il nuovo trend che sta spopolando tra i giovani e giovanissimi sui social. Viene dagli Stati Uniti e il “rischio”, se così si può dire, è che arrivi presto anche in Italia. La tendenza è chiara: chi dice “six-seven”, muovendo le mani come a dire “più o meno”, segue la moda. Tutti gli altri che rimangono attoniti, non capendo cosa voglia dire, no.
Ma cosa vuol dire “six-seven”? L’origine del “meme” non è chiarissima o, meglio, è un insieme di trend che si sono stratificati, tanto da diventare anche una voce su Wikipedia. Lo slang compare per la prima volta nella canzone del rapper americano Skrilla “Doot doot (6 7): l’origine del termine non è chiara, c’è chi la lega al 67esima strada nella città natale del rapper, Philadelphia, e chi invece lo pensa legato al codice radio della polizia per dare notizia di un decesso. La canzone, pubblicata nel 2024, è stata utilizzata spesso nei montaggi video di giocatori di basket, come LaMelo Ball, alto oltre 2 metri. A far diventare virale lo slang è stato però il cestista Taylen Kinney che, in un video diffuso online, ha dato un voto a una bevanda di Starbucks, classificandola come “più o meno un sei, un sei-sette”. Kinney ha accompagnato la votazione con un gesto delle mani diventato poi, appunto, virale.
Anche il video di un bambino durante una partita di basket ha contribuito a rendere virale il meme: nella clip il ragazzino, Maverick Trevillian, poi soprannominato “67 kid”, esulta urlando “sei sette” mentre muove le mani in su e in giù con i palmi rivolti verso l’alto.
Ora la tendenza dilaga su Tiktok: bambini anche molto piccoli ripetono “six-seven” e muovono le mani come se questo volesse veramente dire qualcosa. Il trend è già arrivato in Italia, non è dilagante tanto quanto negli Stati Uniti ma il rischio è che diventi presto il nuovo “no sense” “skibidiboppy”.