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“Vittorio Sgarbi è lobotomizzato. Secondo me, è completamente plagiato. Ho presentato un’istanza per ricusare il Giudice”: lo sfogo della figlia Evelina

Durante la chiacchierata con Silvia Toffanin la figlia del celebre critico d'arte e opinionista ha raccontato del colloquio avuto nell'udienza a Roma con il giudice. Si deve stabilire se Sgarbi ha bisogno di un amministratore di sostegno

di F. Q.
“Vittorio Sgarbi è lobotomizzato. Secondo me, è completamente plagiato. Ho presentato un’istanza per ricusare il Giudice”: lo sfogo della figlia Evelina

A “Verissimo” Evelina Sgarbi ha parlato dell’incontro con il padre Vittorio prima dell’un’udienza, in tribunale a Roma. La causa in corso, mossa dalla figlia del critico d’arte, serve a stabilire se Sgarbi abbia bisogno o meno di un amministratore di sostegno. “Ho presentato un’istanza per ricusare il Giudice – ha affermato-. L’udienza è stata tutta una farsa. Tra l’altro il Giudice mi ha detto ‘comunque sei forse abituata a parlare in tv, io sono il Giudice e devi rispondere solo a quello che ti chiedo io’. Ho avuto la detta sensazione che fosse sfacciatamente dalla parte di mio padre, sembrava si fossero messi d’accordo prima, ero basita. Ma poi si è pure fatto fare la dedica da mio padre, non potevo crederci. Il Giudice poi mi ha detto ‘da figlia non sarei mai andato in tv a parlare di queste cose’. Ma gli ho spiegato che mi era stato gettato fango addosso come se io volessi prendere in mano la gestione delle cose di mio padre. Dovevo rispondere. ‘Lei non mi conosce e non sa quale sia la nostra condizione familiare’ gli ho detto. La decisione non è stata presa ma poi il giudice mi ha detto ‘non andare più in tv perché può condizionare il mio giudizio'”.

Sull’incontro con il padre: “L’ho visto come immaginavo di vederlo. – ha affermato Evelina a Silvia Toffanin – Sta male, se non peggio di quello che mi aspettassi”.

E ancora: “La parola giusta è lobotomizzato: presente fisicamente, in grado di comporre una frase ma con molta fatica, assistito, secondo me indotto a dire delle cose, è completamente plagiato. Una situazione che mi ha pesato. Sempre molto magro, un po’ meno rispetto a come lo avevo visto in ospedale. Mi ha parlato? Quasi a forza, non mi ha detto nemmeno ciao. Fosse stato un incubo sarebbe stato meglio. C’è stato un momento in cui siamo stati soli, gli ho chiesto se stesse bene. È un’altra persona”.

“Penso sia impossibile che riesca a tornare come prima. – ha continuato – Lui è d’accordo, se così si può dire, a venire accudito dalle persone che le stanno attorno. Se una persona è poco lucida, per usare un eufemismo, e in quella poca lucidità è d’accordo con le persone che lo gestiscono, puoi fare poco. Non mi sono state date le cartelle cliniche, io voglio dati certi e fare chiarezza. Voglio che mi sia detto come lo trattano, che medicinali gli vengono somministrati. Per come l’ho visto, penso che non ci sia assolutamente modo che torni come prima”.

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