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“Fate attenzione all’indirizzo e provate la mia pizza, costa meno ed è buonissima”: prenotano al Crazy Pizza convinti di andare da Briatore ma finiscono in un locale nella periferia di Torino con lo stesso nome

La storia, raccontata dal Corriere della Sera, è una commedia degli equivoci che si trasforma in una battaglia legale

di F. Q.
“Fate attenzione all’indirizzo e provate la mia pizza, costa meno ed è buonissima”: prenotano al Crazy Pizza convinti di andare da Briatore ma finiscono in un locale nella periferia di Torino con lo stesso nome

Prima la beffa, poi il danno. Per settimane il suo telefono non ha smesso di squillare: prenotazioni su prenotazioni, un successo travolgente. Peccato che tutti cercassero l’altro “Crazy Pizza”, il locale patinato e blasonato appena aperto in centro a Torino da Flavio Briatore. Ora, per Paolo Anastasio, titolare della sua “Crazy Pizza” da 25 anni nel quartiere Pozzo Strada, è arrivata anche la diffida.

La storia, una vera e propria “commedia degli equivoci”, è iniziata quando il colosso “Crazy Pizza Torino” (by Briatore) ha inaugurato in via Pietro Micca, nel centro del capoluogo piemontese, ignorando il fatto che esisteva già un altro “Crazy Pizza” in città: così la pizzeria storica di via Vandalino 56 di Anastasio, è diventata l’epicentro della confusione. Sì, perché quando si cerca su Google “Crazy Pizza Torino” il risultato che esce per primo è il locale di Paolo Anastasio, probabilmente per il fatto che – data la storicità – ha un’indicizzazione “consolidata” per l’algoritmo del motore di ricerca. E così, ecco che tutti chiamano qui convinti di prenotare da Briatore: “Da settimane sono subissato da telefonate di chi vuol prenotare un tavolo, ma non da me“, ha detto Anastasio al Corriere della Sera. Il suo staff si è trovato a dover controllare ogni singola chiamata per capire se i clienti volessero davvero cenare in periferia o se pensassero di aver prenotato nella pizzeria “glamour” del centro. L’esito: tavoli che restano vuoti, prenotazioni mancate e ore passate al telefono.

Anastasio aveva anche provato a contattare lo staff dell’altra “Crazy Pizza”, dove, racconta, “hanno allargato le braccia: che si può fare?”. Da qui l’appello ai clienti: “Fate attenzione all’indirizzo, e comunque venite a provare la mia pizza, che costa di meno ed è buonissima“. Ma intanto ecco che la faccenda ha preso una svolta legale: “Mi è arrivata una telefonata dei legali della società Majestas della catena di pizzerie di Crazy Pizza di Briatore”, ha raccontato ancora. “Mi dicono di avermi inviato una pec. In effetti era arrivata giovedì scorso, ma in questi giorni è mancata mia madre e non avevo certo la testa per controllare la pec”. Il contenuto della comunicazione è perentorio: “In pratica mi viene chiesto di cambiare nome alla mia pizzeria, visto che il loro marchio è registrato, e si dicono disposti a venirmi incontro per le spese che dovrò sostenere per modificare l’insegna”. Per Anastasio, la richiesta è inaccettabile: “Ma la mia pizzeria si chiama così da 25 anni, ben prima che arrivasse Briatore, tutti la conoscono così”. Ammette con amarezza l’ingenuità di un tempo: “Certo all’epoca non ho pensato di registrare nulla, era un nome e basta”. Ora, però, non ha intenzione di cedere: “Ora sentirò anch’io il mio avvocato”, ha concluso al Corriere, amareggiato.

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