Cinema

“Dopo la diagnosi del mieloma mi sono chiesto ‘cosa ne sarà di me’? Mi tremavano talmente le mani da pensare di non suonare più il pianoforte”: così Giovanni Allevi

Il compositore presenta "Allevi - Back To Life", in anteprima assoluta, come Special Screening alla Festa del Cinema di Roma

di F. Q.
“Dopo la diagnosi del mieloma mi sono chiesto ‘cosa ne sarà di me’? Mi tremavano talmente le mani da pensare di non suonare più il pianoforte”: così Giovanni Allevi

Il docufilm “Allevi – Back To Life” viene presentato, in anteprima assoluta, oggi sabato 18 ottobre come Special Screening alla Festa del Cinema di Roma, all’Auditorium Parco della Musica – Sala Sinopoli. Mentre il 17, 18 e 19 novembre sbarcherà nei cinema italiani. Giovanni Allevi, inoltre, a partire da dicembre, partire in tour nelle città italiane ed europee.

Appena ricevuta la diagnosi di mieloma, dopo un momento di disperazione, non mi sono chiesto ‘cosa sarà di me’, mi sono chiesto: – ha raccontato Allevi all’AdnKronos – ma quali note corrispondono alle sette lettere della parola ‘mieloma’? Ho fatto un ragionamento matematico, e da queste sette lettere è scaturita una melodia bellissima”.

Da quando sono entrato in ospedale mi sono posto questo obiettivo, scrivere una composizione a partire proprio da queste sette note, così è nata l’idea del concerto per violoncello e orchestra. – ha continuato – Perché violoncello? Perché mi tremavano talmente le mani che ho pensato che non sarei mai più stato in grado di suonare il pianoforte“. Il sogno di vedersi sul palco ad eseguire la creazione nata in corsia ha accompagnato la degenza in ospedale, “come un diario in cui sfogare le mie emozioni, dall’angoscia alla gioia sfrenata e all’attenzione verso l’infinito”.

Nel film, in cui compaiono le testimonianze di amici, musicisti e collaboratori, Allevi viene descritto come un ‘eroe gentile’, come uno stoico che ha affrontato la malattia ma che al tempo stesso è riuscito a mantenere il sorriso. “Io sono orgoglioso di questa definizione, – ha spiegato Allevi – spero che il mio dolore e la mia paura, ancora presenti nel mio corpo, non vadano ad inficiare questo mio sorriso, voglio mantenerlo vivo”.

Il ricordo va all’ultima apparizione sul palco di Sanremo, quando Allevi fece un discorso, parlando dell’anima, che va oltre il corpo. Un’intuizione di Kant “che ho voluto portare sul palco di Sanremo perché mi è stata di grande aiuto nel momento in cui io vedo la morte in faccia su quel letto d’ospedale, in cui il dolore fisico mi attanaglia. Riuscire a entrare in contatto con una realtà più grande, più forte del dolore, farmi abbracciare da questa dimensione metafisica mi ha regalato un grande sollievo”.

“La gente quando mi incontra si commuove, ho sentito un amore infinito, io non me lo aspettavo – ha spiegato – Questi abbracci, questo sicurezza che ho visto nelle persone sono state una sorpresa meravigliosa. Quando l’incontro le persone piangono. E anche io, abbracciandole, mi commuovo. Questo cosa significa? Che abbiamo abbandonato le maschere, le sovrastrutture e siamo entrati in contatto con qualcosa di puro, di bello e di profondo”.

Tra le cose che “ho imparato e voglio trasmettere, c’è la voglia di sentirsi vivi, nonostante la malattia”. Il film è dedicato alla sorella Stella, scomparsa qualche giorno dopo la diagnosi della malattia. “La mia riconoscenza verso di lei è infinita, è stata un gigante nella mia vita -ha rivelato il compositore- perché lei, poco più grande di me, aveva due lauree e un diploma in pianoforte e mi ha introdotto alla musica, la poesia, la filosofia. Mi è stata vicina nei momenti difficili”.

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