“Sono caduto dalle nuvole quando ho sentito il mio nome tirato in ballo nel caso Orlandi, non ho mai avuto rapporti con la famiglia; tra l’altro non sono mai stato a Londra”. Queste le parole di Vittorio Baioni davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta che indaga sulle scomparse di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. L’uomo ha voluto essere ascoltato dai parlamentari di Palazzo San Macuto per dimostrare la sua estraneità alla vicenda della cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983.
Il Baioni fake comparso sul dark web
A fare il nome di Baioni era stato Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, nel corso di un’intervista televisiva, dopo che nell’autunno del 2022 era stato contattato da un uomo, sul dark web, che gli aveva fatto delle rivelazioni e consegnato dei documenti sulla vicenda di sua sorella Emanuela. Quest’uomo disse di chiamarsi Vittorio Baioni e di essere stato il carceriere della ragazza a Londra, in un istituto di Padri Scalabriniani a Chapman Road. Questo indirizzo coincide con quello citato nei cinque fogli contenenti la nota spese per il mantenimento della Orlandi, da parte del Vaticano, a Londra. I cinque fogli, lo ricordiamo, sono stati pubblicati su L’Espresso una decina di anni fa dal giornalista Emiliano Fittipaldi che li trovò in una cassetta di sicurezza degli Affari Economici del Vaticano. Ma torniamo all’uomo che si spacciò con Pietro Orlandi per Baioni. Dopo avergli rilevato particolari agghiaccianti sul destino di Emanuela, collegati all’Inghilterra, è poi scomparso e ha chiuso ogni contatto.
L’audizione del vero Vittorio Baioni
“Non ho inviato io le email a Pietro Orlandi e dopo che è stato fatto il mio nome sono andato in procura per farmi sentire e l’ho querelato. Questa situazione, ormai da oltre un anno, mi ha molto danneggiato” ha detto Baioni alla commissione. L’uomo, 69 anni, era finito nelle inchieste sui Nar negli anni ’80, condannato in primo e secondo grado per reati legati alla detenzione di armi, ed è stato poi assolto in via definitiva dalla Cassazione. “Conoscevo Cristiano Fioravanti ma non ho mai fatto attività politica con lui”, ha detto Baioni rispondendo alle domande della Commissione e spiegando che quando Emanuela scomparve “ero ancora in carcere. Sono stato additato come il carceriere di Emanuela, capisco il dolore di Pietro ma prima di fare il mio nome in tv doveva svolgere verifiche più approfondite. Il 90% di quelli che chiamano sono mitomani” ha concluso.