L’Assemblea Generale straordinaria di novembre per votare l’esclusione di Israele dall’Eurovision Song Contest 2026 non avrà più luogo. Stando a quanto riportato dalla BBC, l’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) ha fatto sapere che “i recenti sviluppi in Medio Oriente” hanno portato a riconsiderare la decisione. Il piano di pace per Gaza, firmato ieri a Sharm el Sheikh, e la situazione geopolitica in costante evoluzione sembrano essere stati decisivi.
Il verdetto sulla partecipazione dello Stato Ebraico alla kermesse, prevista a Vienna dal 12 al 16 maggio 2026, slitta così alla riunione tradizionale di dicembre. “Alla luce delle nuove vicende in Medio Oriente, il consiglio esecutivo dell’EBU (che si è riunito ieri, 13 ottobre, ndr) ha convenuto che vi era una chiara necessità di organizzare una discussione aperta e di persona tra i suoi membri sulla questione della partecipazione all’Eurovision Song Contest 2026 – si legge in una nota proprio dell’EBU –. Di conseguenza, si è concordato di inserire la tematica all’ordine del giorno nell’assemblea generale ordinaria invernale che si terrà a dicembre, invece di organizzare in anticipo una sessione straordinaria”. Non è chiaro, però, se tra circa due mesi tutti i Paesi membri saranno chiamati ancora a votare per l’esclusione di Israele o meno.
Secondo quanto riporta sempre la BBC, l’emittente ospitante del 2026, la ORF, ha accolto con favore la decisione dell’EBU. La televisione austriaca, tra l’altro, aveva esortato i Paesi partecipanti a non boicottare la manifestazione di Vienna. La ministra degli Esteri Beate Meinl-Resinger aveva dichiarato che l’Eurovision e le arti in generale “non sono le aree appropriate per applicare sanzioni”. In uno scenario che, al momento, rimane indefinito, c’è da considerare anche la presa di posizione netta di Islanda, Irlanda, Slovenia e, tra le Big Five (gli stati che maggiormente finanziano la kermesse) la Spagna, che poco tempo fa avevano minacciato di boicottare il concorso se allo Stato Ebraico fosse stato concesso di partecipare. In Italia, tre consiglieri di amministrazione Rai avevano chiesto di accodarsi a questo filone. Dai Paesi Bassi avevano garantito che neanche un cessate il fuoco a Gaza avrebbe influito sulla scelta di non prendere parte alla competizione in presenza di Israele.
Dopo aver replicato alla possibilità di esclusione, definendo la “squalifica problematica per la 70esima edizione del concorso, augurandosi che l’Eurovision Song Contest mantenesse la sua identità culturale e non politica” la radiotelevisione israeliana KAN non si è ancora espressa sullo slittamento dell’assemblea straordinaria online. Per conoscere il futuro della kermesse non rimane, adesso, che attendere la riunione di dicembre.