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“Mi chiamavano chiattona e mi ferivano. Dipendo ancora troppo dai commenti degli altri. Vorrei piacere a tutti e questo mi fa male”: il racconto di Big Mama

L'artista è stata ospite nel salotto di Luca Casadei per il podcast One More Time

di F. Q.
“Mi chiamavano chiattona e mi ferivano. Dipendo ancora troppo dai commenti degli altri. Vorrei piacere a tutti e questo mi fa male”: il racconto di Big Mama

Un passato difficilissimo segnato da bullismo, malattia (il linfoma di Hodgkin a soli 23 anni, ndr) e ancora oggi lo studio e la conoscenza di sé è in corso. BigMama è stata ospite nel salotto di Luca Casadei per una intervista al podcast One More Time.

“Quando ero bambina, mi sentivo molto sola, – ha detto la cantante – perché non parlavo a nessuno dei miei
problemi. La mia infanzia è stata segnata da bullismo che veniva da ogni parte. Grandi, piccoli, c ‘è una parola che è nel mio cervello. C’è una di quelle parole che mi ferisce la parola ‘chiattona’ e io l’ho sentita così tante volte, tipo tutti i giorni. Io pensavo di essere proprio l ‘ultima ruota a un certo punto, e quel certo punto già alle Elementari, avevo già toccato quel momento di ‘faccio schifo’. Ti faceva soffrire. Tanto”.

Un giorno alcuni bulli hanno lanciato delle pietre addosso a BigMama: “Quel giorno delle pietre ho detto ‘basta’. Ho preso carta e penna e ho scritto Charlotte: è stata la mia liberazione, il primo vero inizio”.

La situazione dell’artista oggi è in work in progress: “Sto vivendo un periodo abbastanza difficile. Ho lottato tanto per ottenere il mio lavoro, perché volevo uscire dalla posizione di una ragazzina bullizzata, messa in un angolo. Mi fa tanto male. Ci sono tante persone che mi vogliono bene, però ce ne sono tantissime altre alle qual io non
piaccio proprio”.

E ancora: “Nei loro confronti, io continuo a sentirmi la ragazzina bullizzata e messe in un angolo. Ho passato un periodo di vita in cui pensavo di avere un po’ il potere in mano (…) e sono molto invidiosa di quella me perché non la riconosco più in ciò che sono adesso. La mia musica può anche non piacere. Ciò che non capisco è la cattiveria“.

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