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“Ho lasciato un lavoro stabile nella moda, so cosa significa rischiare. Non vorrei entrare a fare parte della brigata di un ristorante, la gavetta può aspettare”: parla Anna Zhang

Niente gavetta tradizionale, ma un corso per costruire basi solide e un obiettivo chiaro: la comunicazione. E sui giudici: "Non mi hanno più cercata, ma è giusto così"

di F. Q.
“Ho lasciato un lavoro stabile nella moda, so cosa significa rischiare. Non vorrei entrare a fare parte della brigata di un ristorante, la gavetta può aspettare”: parla Anna Zhang

Ha lasciato un lavoro da manager nella moda per inseguire un “desiderio”: aprire un’oasi dove cucina, arte e natura si incontrano. A pochi mesi dalla sua vittoria a Masterchef 14, Anna Zhang, 32 anni, ha le idee chiarissime sul suo futuro. In una lunga intervista a Fanpage.it, la giovane chef ha raccontato di aver rifiutato diverse proposte di lavoro, anche da ristoranti stellati, per seguire un percorso tutto suo. “Se avessi voluto entrare a far parte di una brigata, non avrei avuto bisogno di passare da Masterchef”, ha dichiarato con la determinazione che l’ha contraddistinta nel cooking show. “Quello che mi interessava e mi interessa tutt’ora è la comunicazione, arrivare a un pubblico ampio, magari attraverso un programma divulgativo di cucina tutto mio”.

Il suo primo passo, infatti, è stato la stesura del suo libro, un lavoro intenso con 84 ricette inedite. Ma l’obiettivo finale resta quello che lei non chiama più “sogno”, ma “desiderio”, perché è “un progetto concreto”: aprire un’oasi contemporanea dove unire cucina, musica e arte. Di fronte a chi, nel settore, predica l’importanza della “gavetta” nelle cucine dei grandi ristoranti, Anna ha una posizione netta: “Certo, la farò quando sarà il momento giusto per me. La gavetta può aspettare“. Prima, spiega, vuole costruire le sue fondamenta, e per questo ha iniziato un corso di formazione all’Alma, l’Accademia Internazionale di Cucina Italiana.

“Al momento mi interessa prima conoscere la cucina, intesa non solo come piatto. Per me, parte tutto da molto prima, dalle storie, dalle persone, dai territori – ha spiegato -. È una questione meramente caratteriale. Ho sempre avuto un forte spirito di leadership, prima ero una manager e, in qualche modo, ho bisogno sempre di coltivare prima una mia individualità”. Questa scelta controcorrente, che significa rinunciare a uno stipendio fisso, non la spaventa: “Sono istintiva e audace, non ho paura del vuoto. Uno stipendio sicuro dà stabilità, ma io preferisco costruirmela da sola”.

Una coerenza che ha dimostrato anche rispondendo alle critiche per la sua recente presenza al Festival del Cinema di Venezia: “Credo che invece fossi molto coerente. Vengo dalla moda, quel mondo mi piace e mi rappresenta. La cucina è un’arte, e nell’oasi che sogno vorrei unire più arti: musica, pittura, cinema. Perché un cuoco, che è un artista a tutti gli effetti, non dovrebbe poter fare un red carpet?” E sui giudici, Locatelli, Barbieri e Cannavacciuolo, che non l’hanno più contattata dopo la vittoria? Nessun rancore: “È giusto così, noi concorrenti non abbiamo rapporti con i giudici, non diventano nostri amici, ed è corretto che restino imparziali. Non ci sono rimasta male”.

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