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Flotilla verso Gaza, Crosetto: “Firmerei perché ci siano solo arresti”. Tajani: “I rischi ci sono”. I parlamentari Pd: “All’alt di Israele ci fermeremo”

Il ministro della Difesa: "Siamo preoccupati, visto anche l’incidente di anni fa in cui morirono dieci turchi. Con un numero così elevato di navi cresce il rischio di incidenti". Arturo Scotto e Annalisa Corrado: "Crediamo che nessuna delle imbarcazioni forzerà il blocco"
Flotilla verso Gaza, Crosetto: “Firmerei perché ci siano solo arresti”. Tajani: “I rischi ci sono”. I parlamentari Pd: “All’alt di Israele ci fermeremo”
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Le quarantasei imbarcazioni della Global Sumud Flotilla continuano la loro rotta verso Gaza. Dopo giorni di navigazione seguiti a distanza dalla fregata Alpino della Marina italiana, nelle prossime ore il convoglio entrerà nell’area considerata a rischio, la cosiddetta “zona di intercettazione”, che gli attivisti prevedono di raggiungere mercoledì. A quel punto l’unità militare italiana lancerà l’ultimo alert e non seguirà oltre, lasciando la missione senza protezione. A bordo delle navi prevale la determinazione ad andare avanti. Ma cresce il timore per possibili attacchi nelle ore notturne, dopo che nei giorni scorsi diversi droni hanno sorvolato o colpito alcune imbarcazioni.

Il rischio è che l’avvicinamento alle coste della Striscia, senza più copertura navale, trasformi la missione in un braccio di ferro con Tel Aviv. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo aver incontrato alcuni rappresentanti del movimento, a Cinque minuti ribadisce: “Siamo preoccupati, visto anche l’incidente di anni fa in cui morirono dieci turchi. Con un numero così elevato di navi cresce il rischio di incidenti. Metterei la firma se si trattasse soltanto di arresti, senza conseguenze peggiori”. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani insiste sulla linea della cautela: “Ho chiesto all’omologo israeliano che venga garantita la sicurezza degli italiani, che non ci siano azioni violente in caso di intervento”. Ma aggiunge: “Quando si forza un blocco, i rischi ci sono. Lo abbiamo detto chiaramente a tutti i partecipanti”. E ancora: “Dicono che non basta quello che facciamo, ma noi abbiamo fatto tutto ciò che è possibile. Non possiamo certamente mandare la Marina militare a forzare il blocco di Israele. Dobbiamo preoccuparci anche della sicurezza dei nostri marinai”.

A bordo della Karma, la nave dell’Arci, ci sono anche i parlamentari dem Arturo Scotto e Annalisa Corrado, che rivendicano la natura “pacifica e non violenta” della missione e preannunciano: “Crediamo che nessuna delle imbarcazioni forzerà il blocco, perché si tratta di una missione pacifica e non violenta: queste sono le regole di ingaggio fin dall’inizio. All’alt di Israele ci fermeremo. Se ci abbordano non facciamo resistenza e siamo pronti ad essere eventualmente arrestati, sappiamo che potrebbe prefigurarsi anche uno scenario del genere”. E se qualche attivista dovesse reagire? “Ogni capitano valuterà cosa fare a seconda delle condizioni di pericolo”. Con loro viaggiano altri rappresentanti italiani: il senatore M5s Marco Croatti e l’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi. La questione sarà fare i conti – già adesso ci sono confronti costanti tra gli equipaggi – con le decisioni di tutte le 530 persone che stanno partecipando alla missione.

Sul fronte della diplomazia, Tajani smentisce quanto detto da Maria Elena Delia, portavoce italiana della Flotilla, secondo cui “il governo si è appropriato di un canale che si stava esplorando con il cardinale Pizzaballa, portandolo su strade diverse”. “Ho trattato io, quello che dice non è vero, però poco importa, a me interessa che le cose vadano bene – ha sostenuto Tajani -. Con Israele, con Cipro, ho parlato io, quindi non hanno parlato quelli della Flotilla. Con la Chiesa ho parlato io. Quindi, per carità, a me non mi interessa fare polemiche, però la verità non è quella che raccontano loro. Non è che io racconto cose per sentito dire, racconto cose che ho fatto in un’intera giornata a New York”.

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