Crime

“Quel flauto ritrovato non era di Emanuela Orlandi”: lo afferma il maestro Loriano Berti alla Commissione

Restando in tema di ritrovamenti, secondo Berti, "difficilmente" anche lo spartito di musica che utilizzarono i presunti rapitori della ragazza poteva essere di Emanuela

di Alessandra De Vita
“Quel flauto ritrovato non era di Emanuela Orlandi”: lo afferma il maestro Loriano Berti alla Commissione

Il flauto fatto ritrovare nel 2013 da Marco Fassoni Accetti non era di Emanuela Orlandi. Lo ha affermato, con una certa convinzione Loriano Berti, il maestro di flauto della cittadina vaticana misteriosamente scomparsa il 22 giugno del 1983. Le sue tracce si persero 42 anni fa nel cuore di Roma proprio all’uscita dalla scuola di musica ‘Tommaso Ludovico da Victoria’, adiacente alla Basilica di Sant’Apollinare. Ieri, davanti alla Commissione bicamerale di inchiesta che indaga sulle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi, al maestro Berti è stata mostrata una foto del famoso presunto flauto della 15enne scomparsa, ritrovato dopo una segnalazione da parte di Accetti, il fotografo romano dal passato piuttosto ombroso; nel 1983 era a bordo di un furgone che travolse e uccise Josè Garramon di soli 12 anni. Accetti si è sempre autoaccusato di aver rapito le due ragazze nel 1983, senza però portare a una risoluzione in entrambi i casi.

Il mistero del flauto

Stiamo parlando del flauto rinvenuto nel 2013 in un capannone cinematografico dei De Laurentis ormai dismesso, sulla Pontina. Alla vista dello strumento, Berti non ha avuto dubbi. “Non era il suo, quello è un Rampone – ha detto l’uomo che è stato maestro della ragazzina scomparsa a Roma nel 1983 – invece quello di Emanuela doveva essere uno Yamaha nichelato, di maggiore qualità”. Lo strumento fu ritrovato dal giornalista Fiore De Renzo, guidato dalle indicazioni di una telefonata anonima al programma Rai “Chi L’ha Visto”. Era custodito in un astuccio di pelle nera e avvolto in una pagina del Messaggero su cui c’era un’intervista a Ercole Orlandi, messo pontificio e padre di Emanuela. Soltanto dopo, Marco Accetti si è pubblicamente attribuito in più occasioni la responsabilità sia della consegna sebbene guidata del flauto, che del rapimento stesso. Restando in tema di ritrovamenti, secondo Loriano Berti, “difficilmente” anche lo spartito di musica che utilizzarono i presunti rapitori della ragazza poteva essere di Emanuela. A suo dire infatti, lo spartito fatto ritrovare agli inquirenti “si usava nella scuola ma più dal terzo, quarto anno” mentre Emanuela era all’inizio del suo percorso musicale.

Gli spartiti ritrovati

Gli spartiti a cui si riferisce Berti con ogni probabilità sono quelli che vennero ritrovati in un cestino a Porta Angelica su segnalazione del cosiddetto Amerikano (il misterioso telefonista mai identificato) all’Ansa il 4 settembre del 1983, e sembra che sopra ci fossero degli appunti scritti a mano attribuiti alla stessa Emanuela. Erano in una busta gialla contenente una fotocopia del frontespizio di un album per spartiti per flauto del compositore Hugues. Gli appunti scritti a mano erano all’interno, e sopra c’erano anche scritti i nomi di tre sue amiche: Laura Casagrande, Carla De Blasio e Gabriella Giordani. La prima, più volte interrogata all’epoca dei fatti e ascoltata anche dalla commissione, è stata riconosciuta da Berti una foto che gli è stata mostrata come “amica intima di Emanuela, con cui si frequentavano assiduamente”.

Alla fermata del bus

La Casagrande, oggi 57ennne, era allieva della stessa scuola di musica frequentata da Emanuela. Laura ed Emanuela frequentavano lo stesso corso di canto ma non la stessa classe: Laura era iscritta a pianoforte e Emanuela a flauto traverso. La Casagrande, nell’ultima sua dichiarazione alla bicamerale ha dichiarato di non aver più visto quel giorno Emanuela, all’uscita di scuola, alla fermata in attesa del bus, davanti al Senato. Un autobus che in effetti Emanuela non avrebbe dovuto prendere, dal momento che sua sorella Cristina e le sue amiche, tra cui la Giordani, la stavano aspettando davanti al “Palazzaccio” dove lei sarebbe arrivata a piedi per poi attraversare il Tevere e rientrare con loro a casa, tra le mura Vaticane. Ma a quell’appuntamento, Emanuela non arrivò mai ed è per questo che insieme alle due procure (quella italiana e Vaticana) la commissione parlamentare sta cercando di ricostruire uno dei casi di scomparsa più oscuri d’Italia.

Il giro di festini

All’irrinunciabile domanda su che idea si sia fatto sul caso, Berti ha fatto riferimento alla possibilità che la ragazza sia finita in “un giro di festini”, come riporta Il Mattino. Intanto, il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi verrà ascoltato (come lui stesso ha confermato) nuovamente dalla commissione di inchiesta il 7 ottobre. Tra gli argomenti della prossima audizione c’è la pista di Londra.

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