Il tribunale di Sulmona ha condannato Mauro Marin a 20 giorni per percosse nei confronti dell’ex compagna. Ne dà notizia il Corriere del Veneto, che riporta come i fatti contestati nel processo conclusosi il 25 settembre scorso risalgano a un lasso di tempo compreso tra settembre 2022 e l’inizio del 2023.
L’episodio più grave sarebbe datato 11 gennaio di due anni fa e sarebbe avvenuto a a casa della donna – a Sulmona – dove, stando all’accusa, l’ex vincitore del Grande Fratello l’avrebbe spinta contro una colonna della taverna, “premendole una mano sul volto”. La difesa di Marin, affidata all’avvocata Maria Romilda Ratiglia, parla di “un abbraccio troppo stretto che però non era stato gradito dalla donna” e fa sapere: “Leggeremo le motivazioni delle sentenza e poi presenteremo appello”. Il referto medico, invece, riferisce di un “trauma toracico e alla faccia con stato di agitazione psichica” subìto dall’ex compagna con una prognosi di cinque giorni.
Oltre che per percosse, l’ex gieffino doveva rispondere anche di molestie nuovamente nei confronti della donna e di minacce rivolte al padre della ragazza. Per queste due accuse, fa sapere la fonte, Marin è stato assolto perché il fatto non sussiste. Stando alla ricostruzione dell’accusa, il trevigiano non avrebbe accettato la fine della relazione, “continuando a perseguitare la donna”. Gli atti parlavano di numerose telefonate, messaggi e fotografie scattate alle auto dei familiari dell’ex. Ancora secondo l’accusa l’uomo avrebbe minacciato il padre della compagna sostenendo di conoscere persone che “avrebbero potuto sistemare i fatti di Sulmona, nonché minando con le dita il gesto dello sparo di una pistola”. Per questi capi d’imputazione, però, come detto, Mauro Marin è stato assolto perché il fatto non sussiste.
La vicenda giudiziaria di Marin, ad ogni modo, non è ancora giunta al capolinea. Il 7 ottobre dovrà presentarsi nuovamente davanti al giudice per una presunta minaccia con coltello al padre della sua ex. Il gieffino si è già difeso sostenendo che si trattasse “solo” di un tagliacarte e non di un’arma