“Non c’è più nessuno che mi proponga un lavoro. Da quando sono stato male hanno smesso tutti di chiamarmi”. Parola di Giampiero Mughini. L’opinionista e giornalista aveva già avuto un tumore alla prostata, diagnosticato in fase iniziale nel 2006, come aveva spiegato a Ok Salute. Ma a Il Foglio ha annunciato di voler vendere la sua preziosa collezione di libri.
“Le prime edizioni di Pavese, Calvino, Campana, Gadda, Sciascia, Fenoglio, Pirandello, Bassani, Moravia, Bianciardi, Montale, Ungaretti… – ha detto – Nella vita non ho saputo mettere niente da parte, tranne i miei libri. Mi viene strappata l’anima. Ma del resto un’anima completa non l’ha mai avuta nessuno, nemmeno i santi”. Si parla tra i 20 e i 25mila volumi.
“Ho avuto problemi di salute. Ma sì, ora sto bene. – ha continuato – Se però tu mi dici di andare da qui al mio bagno ci vado con un po’ di fatica. Il medico mi ha detto in un linguaggio chiarissimo che io sono giunto al momento in cui devo ‘gestire’ la mia vecchiaia. Non me ne ero accorto, pensa te. Perché di anni ne ho parecchi. Ottantacinque, per la precisione. La morte? Non ci penso. Perché se ci penso lei poi si monta la testa”.
E ancora: “L’unico lavoro che ho è l’articolo che scrivo ogni martedì sul Foglio. Con quello ci faccio una dieta intermittente, che fa pure bene alla salute dicono. La pensione mi assicura qualcosa? Certo. I risparmi? Miserie. Ma spese con gusto…”.
Il ricordo va alla sua stagione televisiva: “È stata divertente. Non mi chiamano più: pazienza, forse non avrei retto un altro reality con le zanzare. Ma i talk sì, quelli mi mancano. Io l’ho fatta, la tivù, anche perché mi permetteva di vivere come volevo. Il denaro? Non parlarne è ipocrisia. Ecco, io per esempio non ho mai fatto nulla gratis”.