“Ogni verità è diventata anche un po’ la sua copia e ogni emozione funziona anche se simulata”. Ormai ci sono soltanto numeri. Zero e uno”. Una critica alla tecnologia e all’intelligenza artificiale. O meglio, un’indagine sulle contraddizioni del modo in cui le usiamo. È il nuovo spettacolo di Alessandro Cattelan, “Benvenuto nell’AI”, portato in scena ieri, 25 settembre, al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Un one man show di circa un’ora e venti durante cui il conduttore piemontese dialoga con un’assistente vocale e racconta aneddoti di vita personale. Ma soprattutto, sempre con ironia, invita a riflettere. Le potenzialità del progresso sono enormi, ma spesso si finisce per sfruttarlo per scopi futili. “In passato si pensava che essere sempre connessi sarebbe stato chissà che traguardo incredibile per l’umanità. Avremmo potuto chiedere come fermare le guerre, azzerare la fame, debellare il cancro – sottolinea Cattelan –. Lo sapete quali sono i dieci ‘come fare’ più cercati dagli italiani su Google? Come realizzare uno screenshot e avere il passaporto. Come fare soldi, come guarire dal singhiozzo, dal mal di gola e dal raffreddore. Come fare un pom*ino, come scrivere il curriculum e come preparare la besciamella”.
“Risulto antipatico al più buono di tutti: Fazio”
Lo show, introdotto dagli interventi degli stand-up comedian Marco Los e Martina Capuzzi, si è aperto con la voce registrata di un centralino al casello autostradale: la metafora per eccellenza dell’AI che nessuno sopporta. Da qui, il viaggio-tentativo dell’assistente vocale di diventare umana, chiedendo consiglio al padrone di casa e prendendolo come modello. Il palco, con una scenografia minimale (un solo ledwall centrale), ha fatto risaltare la personalità da showman di Cattelan. Ritmo serrato, coinvolgimento del pubblico e il sorriso sono stati gli ingredienti principali della serata. “Io sto sul ca**o a un sacco di persone, ma non a quelle facili, come Selvaggia Lucarelli o Fabrizio Corona. Risulto antipatico al più buono di tutti: Fabio Fazio”, ha scherzato il nuovo giudice di Italia’s Got Talent raccontando di un incontro in Spagna con il conduttore di “Che tempo che fa”. E ancora, ha parlato di Sanremo “che è un bagno di sangue. Quei cinque giorni sono le mestruazioni della televisione, mi distruggono”. Non sono mancati riferimenti a Carlo Conti, che “va così veloce che se si accorge che dici una parola fuori posto, ti butta giù dal palco”, e alla manager Marta Donà, con cui “vinci il Festival (con lei hanno trionfato Maneskin, Mengoni, Angelina Mango e Olly, ndr), ma non lo presenterai mai ”.
Non solo monologhi. “Benvenuto nell’AI” è stato anche accompagnato da canzoni surreali, scritte per l’occasione. Come quella nata da un’esibizione di Fiorella Mannoia, al Festival di Sanremo 2024. “Era diventato virale un video con cui qualcuno aveva provato a convincere gli altri utenti in rete che l’artista bestemmiasse. Non è mai successo, ma siamo affascinati dalle cose stupide e, quando non le troviamo, ce le inventiamo. Noi avevamo realizzato una parodia a riguardo che non contiene bestemmie, gioca sulla loro percezione. L’avete mai sentita in televisione? Io lavoro ancora in Rai?”, ha ironizzato Cattelan prima di intonare il brano.
“Ormai tutto il mondo è un palco e ti filmano”
Tra un aneddoto sull’aver comprato i biglietti sbagliati per la finale di Wimbledon e un altro sul rapporto con le colf in casa, durante lo spettacolo c’è stato anche spazio per pensare alla realtà. “Siamo l’unico Stato dove i soldi sono un grandissimo tabù perché sanno di sporco. Siamo finti umili”, ha affermato il conduttore originario di Tortona. E ancora: “Un giorno parlavo della povertà in Africa con Elettra Lamborghini e mi ha detto di voler aiutare i bambini, ma di non avere mai tempo. Almeno lei è stata onesta. Davanti alla tv ci indigniamo, ma l’indignazione vale poco se non corrisponde a un’azione”.
Tra i temi toccati da Cattelan, anche l’educazione dei figli. “Adesso va di moda il gentle parenting. Da definizione, un approccio educativo che promuove l’empatia, il rispetto e le comprensione dei bambini attraverso il dialogo. Io penso che il termine parenting stia per genitore e gentle per ‘senza cogl*oni’ – ha ironizzato, anche attraverso un esempio –. Mio papà parlava poco, ma quando lo faceva per rimproverarmi era inca**ato nero, io credo in un modello educativo diverso”. Infine, una riflessione sulla possibilità di essere sempre ripresi: “Ormai tutto il mondo è un palco e se qualcuno senza il tuo consenso ti filma, ti può trasformare in un meme a vita. Quando il telefono è girato verso gli altri è divertente, ma è inevitabile che prima o poi lo troveremo puntato verso noi stessi. E saremo talmente terrorizzati da isolarci e stare solo con le persone di cui ci fidiamo veramente. Smetteremo di usare le piattaforme e pure l’AI”, ha chiosato Cattelan prima che il sipario calasse.
Con l’assistente vocale rassegnata a non vedere trascorrere gli anni invecchiando, proprio come gli umani. E invece, poter essere facilmente sostituita.
Il tour teatrale di Alessandro Cattelan, partito lo scorso 19 settembre da Alessandria, proseguirà con altre due date a Milano il 26 e il 27 settembre. Poi toccherà Torino, Piacenza, Bologna, Padova, Bergamo, Forlì, Brescia, Firenze, Roma, Napoli e Bari. Per concludersi il 22 ottobre a Catania.