Il delitto di Garlasco è ancora al centro dei programmi televisivi, complice l’apertura della nuova inchiesta che ruota attorno al nome di Andrea Sempio, indagato dalla procura di Pavia. I sospetti sull’amico di Marco Poggi, fratello di Chiara, non sono stati chiariti del tutto. Cinque giorni prima della morte della ragazza, effettuò tre telefonate che giustificò successivamente agli investigatori con la volontà di mettersi in contatto con l’amico, quest’ultimo però si trovava in vacanza a Falses, in Trentino, con i genitori. Il telefono di Marco – questa la versione di Sempio – non era raggiungibile.
Nella prima puntata de “Lo Stato delle cose“, Massimo Giletti ha mostrato un documento che definisce “sconcertante”. Si tratta di una informativa dei carabinieri di Milano che nel 2020, anno in cui Sempio venne indagato nuovamente e poi prosciolto, scrivevano: “Sembra strano che il cellulare di Marco Poggi risultasse irraggiungibile, mentre quello dei genitori aveva effettuato numerose chiamate”. Nelle righe successive, i militari dell’Arma precisavano che, all’epoca, sulle utenze mobili era attivo un servizio che prevedeva l’invio di un sms di notifica da parte del gestore, per informare il cliente delle chiamate ricevute nel caso in cui la linea fosse occupata o fuori copertura: “Viene da chiedersi come mai Marco Poggi non avesse richiamato Andrea Sempio, qualora fosse stato davvero irraggiungibile”.
I tabulati telefonici del fratello di Chiara non furono mai analizzati: “Secondo voi i tabulati di Marco Poggi sono stati controllati per vedere se Sempio dice la verità? No, è una vergogna non aver acquisito i tabulati. Lo trovo vergognoso! Perché non mi si dica che non è indagato, perché in questo documento (si riferisce all’informativa del 2020, ndr) ho i dubbi dei carabinieri di Milano, che hanno ragione a dire che qualcosa non torna“, il commento di Giletti.
“E’ una circostanza senza peso, anche se fosse una bugia non c’entrerebbe nulla con l’omicidio che è avvenuto sette giorni dopo. Se io telefono a una persona prima sul cellulare e poi sul fisso, è perché cerco quella persona. Non c’è nulla di strano”, la replica di Massimo Lovati, avvocato di Sempio. Ma Giletti spiega: “Non capisco perché un ragazzo che non chiama mai in casa Poggi telefoni proprio in quei giorni”.
Rai3 trasmette, dunque, l’intervista a Gennaro Cassese, ex comandante dei Carabinieri di Vigevano che per primo indagò sul caso di Garlasco: “Non abbiamo mai fatto verifiche sui tabulati di Marco. Non è stato un errore, non l’abbiamo ritenuto importante perché non avevo nessun elemento oggettivo che collocasse Sempio sulla scena del crimine. Se il RIS mi avesse detto dell’impronta 33, allora sì, l’avremmo sicuramente fatto. Ripeto: non avevamo degli elementi come adesso che potessero far venire dei dubbi sulla posizione di Sempio. Lui diceva che sapeva che Marco doveva partire ma non quando e nemmeno il giorno del suo rientro, poteva essere una stranezza ma non era supportata da altri elementi. Anche a voler attenzionare Sempio, quale ipotesi investigativa si poteva sviluppare? Noi abbiamo allargato l’indagine a tutte le persone per le quali avevamo degli elementi da verificare”.
Al rientro in studio Giletti alza i toni: “Io trovo incredibile che di fronte a un delitto di quella portata non si sia fatta un’indagine sulle persone che gravitavano intorno a lui. Sempio è stato ascoltato sulle telefonate, ma vogliamo andare a prendere questi tabulati? Ora non si può più fare, guarda caso…”. Lovati ribadisce l’irrilevanza delle telefonate (“Cercava un amico, punto e basta!”) ma il conduttore non arretra: “”21 secondi per una chiamata sono tanti, si sono detti qualcosa (lui e Chiara, ndr)”. Lovati appare visibilmente infastito: “Non c’entra niente!”. Suscitando la reazione di Giletti: “Lei fa l’avvocato di Sempio e fa bene a farlo, io faccio il mio mestiere e indago a modo mio, meglio di quelli che hanno fatto l’indagine a Garlasco! Di sicuro indago meglio io!”.