“Dobbiamo dare dignità al lavoro artigianale, perché solo così avremo un futuro speciale”. Con queste parole Brunello Cucinelli ha aperto la presentazione della sua collezione primavera/estate 2026 a Milano. Un manifesto che non è soltanto di moda, ma di filosofia. Nei cortili e negli spazi di via Montello, le modelle hanno indossato capi che sembravano raccontare la storia stessa dell’uomo e della natura: abiti come tessere di un mosaico che fonde eleganza e artigianato, tecnica e poesia, memoria e futuro. Ogni pezzo, dal tubino in juta e cotone effetto squame di pesce ricamato a mano per 66 ore, fino alle trasparenze leggere di organze e pizzi, è il riflesso di una visione che unisce il gesto dell’artigiano con l’orizzonte di un’umanità in cerca di rinascita.
La proposta, come sempre, è un’interazione magistrale tra lusso essenziale ed emozioni. I capi, sempre più preziosi e con abiti che strizzano l’occhio alla couture, sono ispirati agli elementi della natura, secondo il “Brunello-pensiero”. L‘Aria si manifesta nelle lavorazioni aperte, nei “vuoti che dominano sui pieni”, nelle reti impalpabili della maglieria, nelle organze e nei pizzi che trasmettono una femminilità preziosa. La Terra è l’origine di tutto, dalle fibre naturali alla palette di colori iconici del brand: écru, argilla bianca, cuoio, radice, cacao. Il Fuoco è la passione dell’artigiano, che si traduce in lampi di rosso e color lava su camicie e bermuda in suede. E l’Acqua si ritrova nei ricami che richiamano i coralli e, soprattutto, nel pezzo più spettacolare della collezione: un tubino in juta e cotone con un effetto a scaglie di pesce, decorato con paillettes sfaccettate che rifrangono la luce e che ha richiesto 66 ore di lavoro interamente a mano. Il risultato è un equilibrio sorprendente tra tailoring e leggerezza, tra grazia femminile e praticità quotidiana (per i pochi eletti che possono permettersi questi capi, ça va sans dire). Il gilet diagonale dalla superficie laminata si porta sotto la sahariana dalle maniche a camicia; le gonne pantalone al polpaccio sono ornate da motivi che sembrano respirare il movimento del mare. Ogni capo è pensato come storia, dialogo vivo tra struttura e fluidità, tra sobrietà e sorpresa.
Cucinelli ha sottolineato con orgoglio che il 65% dell’intera collezione è fatto a mano. Un dato che per lui non è solo un vanto, ma una dichiarazione politica.: “Questa è una cosa molto seria e un grandissimo valore per l’Italia”, ha affermato, “perché produciamo anche il 70% di ciò che propongono i marchi francesi. Dobbiamo dare dignità al lavoro artigianale, perché se lo facciamo avremo un futuro speciale”. Un lavoro che, ha aggiunto citando l’articolo 36 della Costituzione, merita una “retribuzione proporzionata, sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa”. Ma è sulla visione del mondo contemporaneo che ha spiazzato la platea di giornalisti presenti. Invece di lamentare le guerre e le crisi, ha offerto una lettura controcorrente: “Sono molto contento del momento dell’umanità”, ha dichiarato l’imprenditore umbro di fronte a una stampa quasi incredula. “So di dire una cosa forte, ma quando il mondo raggiunge un grado di arroganza troppo alto c’è una ripartenza. Vedo i primi segnali di un rivoluzionario ritorno al piacere di confrontarsi, di approfondire temi importanti, di ripudiare la guerra perché è un istinto che spinge all’autodistruzione. I giovani devono risvegliare i grandi ideali”.
Questo ottimismo si fonda su quello che lui chiama un “quadrifoglio” di eventi positivi. Oltre al successo della collezione e al premio “Chi è Chi” appena ricevuto dalle figlie Carolina e Camilla, Cucinelli ha parlato con commozione del docufilm sulla sua vita firmato dal premio Oscar Giuseppe Tornatore, che ha visto in anteprima lo scorso weekend. Intitolato “Brunello, il visionario garbato”, sarà presentato a Cinecittà il 4 dicembre. “Cita Fellini”, ha anticipato Cucinelli, “‘Il più grande rivoluzionario è un uomo garbato’. Ecco, noi abbiamo bisogno di giovani rivoluzionari”.