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Regionali in Calabria, indagato candidato dell’Udc. Per la Dda di Catanzaro, ha istruito falsi testimoni per favorire la ‘Ndrangheta

Il nome dell'aspirante consigliere regionale Vincenzo Fulvio Attisani nell'avviso di conclusione indagini dell'operazione "Artemis". Il candidato dell'Unione di Centro è stato intercettato mentre spiegava a due indagati cosa avrebbero dovuto dire al giudice “al fine di condizionare il processo a carico di Mario Cracolici”, fratello del boss. Che poi è stato assolto.
Regionali in Calabria, indagato candidato dell’Udc. Per la Dda di Catanzaro, ha istruito falsi testimoni per favorire la ‘Ndrangheta
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Se c’è un candidato alle regionali calabresi che potrà dire quanto è inutile presentare al proprio partito il casellario giudiziario prima della competizione elettorale, quello è l’avvocato Vincenzo Fulvio Attisani di Girifalco, in provincia di Catanzaro. Seguendo l’ordine alfabetico, pure essendo “indipendente” l’Udc lo ha inserito capolista nella circoscrizione Centro e alle elezioni del 5 e 6 ottobre sosterrà il governatore uscente Roberto Occhiuto. Con lo stesso criterio (l’ordine alfabetico), la Dda di Catanzaro lo ha inserito, invece, al quarto posto nell’avviso di conclusione indagini dell’operazione “Artemis” contro la cosca Cracolici che detiene “l’indiscussa egemonia ‘ndraghetistica” nel territorio che va da Cortale a Lamezia Terme e Girifalco. Assieme al boss Domenico Cracolici, l’avvocato Attisani avrebbe istruito due testimoni “sul contenuto delle dichiarazioni mendaci da rendere all’autorità giudiziaria”. Da qui l’accusa formulata dal procuratore Salvatore Curcio e dal sostituto della Dda Romano Gallo: il candidato dell’Udc è indagato per falsa testimonianza aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta. Ancora non c’è alcuna richiesta di rinvio a giudizio. Se i pm dovessero formularla e questa dovesse essere accolta dal gup, ci sarà un processo ma, fino a sentenza definitiva, l’avvocato Attisani è innocente.

Fatta questa premessa, la vicenda risale al 2022 quando Attisani difendeva Mario Cracolici, fratello del boss, che era stato arrestato assieme ad altri soggetti mentre curava una piantagione di marijuana, gestita dalla famiglia mafiosa e sequestrata a Maida dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Lamezia Terme. “Delle spese legali di tutti gli arrestati” si faceva carico Domenico Cracolici, definito dai pm “capo indiscusso del sodalizio”. Stando agli inquirenti, infatti, era lui che sborsava “di tasca sua i compensi per gli onorari dell’avvocato Attisani”. Il processo nato da quell’inchiesta si è concluso con l’assoluzione di Mario Cracolici nel 2023, ma durante il dibattimento, il 15 ottobre 2022, i pm registrano un’intercettazione in cui il legale, oggi aspirante consigliere regionale, diceva a Mimmo Cracolici: “Per vostro fratello mi serve qualche testimone che lui era assolutamente invalido”. “Si, e i testimoni li portiamo”. Detto fatto. Il giorno dopo aver incontrato l’avvocato Attisani, il boss si mette all’opera: incrocia Mariagrazia Bertuca (indagata, ndr) e le ha chiesto: “Mi dai per favore il tuo documento… all’avvocato, come che tu aiutavi Mario a vestirsi, per aiutarlo a pulire… casa quando era malato là”.

Lo stesso ha fatto con Andrea Molea detto “Raffaele” (pure lui indagato, ndr): “Volevo chiederti un piacere se era possibile…. Allora, mi serve un testimone”. “Tu dimmi che dobbiamo fare che te lo faccio io”. L’assenza di esitazione ha compiaciuto il boss spingendolo addirittura a mettere le mani in tasca per consegnargli “la somma di 100 euro per la disponibilità”. La scena è degna di Totò e Peppino che, nel film “La Cambiale”, interpretano i falsi testimoni. Solo che questa volta i dialoghi non sono a favore di una cinepresa ma di una microspia dei carabinieri e quell’intercettazione è finita in un processo di ‘ndrangheta. “Non ti dovrebbero nemmeno chiamare, – rassicura il boss – però, se ti chiamano, poi l’avvocato dice che devi dire”. Alla fine, l’udienza è stata fissata il 24 gennaio 2024. Il giorno prima Mimmo Cracolici accompagna i falsi testimoni “presso lo studio legale dell’avvocato Attisani – si legge nelle carte – ove ricevevano ulteriori, precise istruzioni sulle dichiarazioni da rendere”.

Il compito non era difficile: avrebbero dovuto ripetere in aula che Mario Cracolici, nel periodo in cui è stato accusato di coltivazione di marijuana, in realtà era a letto, convalescente, a causa di un incidente stradale subito l’anno prima. “Era stato operato alla schiena, era stato operato al naso, aveva le costole rotte e cose del genere, aveva difficoltà ad attendere alle quotidianità, cioè lavarsi, vestirsi e tutto quanto!”. Sarebbe stata questa la lezione del legale “al fine di condizionare il processo a carico di Mario Cracolici”: in sostanza, i testimoni avrebbero dovuto dire di aver assistito per mesi Cracolici perché “assolutamente incapace di provvedere a sé stesso e quindi anche di compiere la condotta criminosa contestata”. E se fossero state fatte domande in merito alla retribuzione dei finti bandati? La tesi era che “la prestazione – scrivono i pm – fosse stata svolta ‘a titolo di amicizia’”. Le parole da dire al giudice sono in realtà dell’avvocato Attisani e stanno tutte nell’intercettazione registrata prima dell’udienza: “(Mario, ndr) si stancava subito, rischiava di cadere… allora siamo stati noi che lo tenevamo da un braccio, uno da una parte uno dall’altra per aiutarlo perché doveva camminare”. E ancora: “Non riusciva a camminare”. “Immobile!… poi pian0 piano… nei primi di giugno cominciava piano piano a muoversi da solo però aveva bisogno sempre ancora di assistenza”. Il concetto era chiaro ma, stando ai brogliacci inseriti nel fascicolo dell’inchiesta, l’avvocato non si stanca di ripeterlo ai due falsi testimoni: “Questo è quello che noi dobbiamo far capire al Giudice, che lui era nell’assoluta impossibilità fino a quando ci siete stati là a fargli questo servizio”.

Cosa è successo l’indomani in aula lo sintetizzano i pm: “Il giorno seguente i due testimoni seguivano diligentemente le istruzioni ricevute da Mimmo (il boss Domenico Cracolici, ndr) e dall’avvocato Attisani, circostanza che emerge non solo dalle motivazioni della sentenza con cui il Tribunale assolveva Cracolici Mario dall’imputazione di concorso nel attività di coltivazione e detenzione di marijuana, ma anche da una telefonata con cui Bertuca informava Cracolici Domenico di aver dichiarato quanto concordato, tanto che lo stesso legale le aveva fatto i complimenti”. Tornando all’avviso di conclusione indagini, l’avvocato e candidato dell’Udc Fulvio Vincenzo Attisani è difeso dal collega Renzo Andricciola secondo cui il suo assistito è stupito di essere stato coinvolto in una “vicenda giudiziaria che ritiene non appartenergli”.
“Peraltro, – si legge in una nota dell’avvocato Andricciola – nessuna notifica formale gli è pervenuta, sicché è sorprendente che abbia acquisito la notizia stessa a mezzo di testate giornalistiche, per quanto autorevoli. In ogni caso confidiamo sin da ora nell’operato della magistratura, certi di dimostrare nelle sedi competenti, non appena in possesso di tutti gli atti di indagine, l’estraneità ai fatti contestati in linea con la storia umana e professionale dell’avvocato Attisani, da sempre impegnato in importanti battaglie di legalità ed emancipazione del nostro territorio”. Entro 20 giorni, tutti gli 81 indagati dell’inchiesta “Artemis” possono chiedere di essere interrogati dai magistrati della Dda. Il termine scade dopo le elezioni regionali dove l’avvocato Fulvio Vincenzo Attisani corre per il centrodestra. “Con l’impegno di sempre” è lo slogan della sua campagna elettorale.

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