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“Ho trovato una farfallina nella pasta: tanto si bolle, e gli insetti sono la dieta del futuro. Il tonno? L’ho mangiato 5 anni dopo la scadenza, era buonissimo”: parla Andrea Segrè, il prof antisprechi

In un'intervista al Corriere della Sera, l'agroeconomista svela i segreti per una spesa consapevole e i dati del suo osservatorio: "Sprechiamo meno, ma solo perché la crisi ci ha resi più poveri"

di F. Q.
“Ho trovato una farfallina nella pasta: tanto si bolle, e gli insetti sono la dieta del futuro. Il tonno? L’ho mangiato 5 anni dopo la scadenza, era buonissimo”: parla Andrea Segrè, il prof antisprechi

Una farfallina nella pasta? “Tanto, si bolle, e gli insetti saranno la dieta del futuro”. Il tonno in scatola scaduto da cinque anni? “Era buonissimo”. Per il professor Andrea Segrè, la lotta allo spreco alimentare non è una teoria accademica, ma una filosofia di vita, fatta di pragmatismo, buon senso e una sana diffidenza verso le date di scadenza. In una lunga intervista a Candida Morvillo sulle pagine del Corriere della Sera, in vista della Giornata mondiale degli sprechi alimentari del 29 settembre, l’agroeconomista che ha ispirato la Legge Gadda e fondato Last Minute Market, racconta la sua crociata e i dati, agrodolci, dell’Italia.

“Negli ultimi dodici mesi, abbiamo buttato 28,9 chili di cibo a testa, pari a 7,46 miliardi di euro“, spiega Segrè, citando i dati del suo Osservatorio Waste Watcher. “È un dieci per cento in meno rispetto all’anno precedente. Purtroppo, non è che siamo diventati più consapevoli: abbiamo buttato di meno perché la crisi ci ha spinti a risparmiare”. Un miglioramento dettato dalla necessità, quindi, non da una vera presa di coscienza.

La sua battaglia nasce da lontano. Inconsciamente, dal “decalogo di vita sobria” della nonna e dai moniti della madre (“finisci tutto, i bambini del Biafra muoiono di fame”). Ma la vera “folgorazione” arriva durante gli studi in Agraria. Prima, vedendo al telegiornale “montagne di pomodori e arance al macero”. Poi, l’epifania definitiva, in un magazzino di un supermercato: “Vidi cumuli di confezioni di cibo finiti nei rifiuti per un solo frutto ammaccato”. Da lì, nel 1998, nasce Last Minute Market, la sua creatura più famosa, una cooperativa per portare l’invenduto alle mense della Caritas: “Il concetto è che non puoi mandare i tuoi avanzi in Biafra, ma puoi risparmiare risorse per produrre cibo per il Biafra”.

Oggi è un professore autorevole, un neologismo Treccani (“agroeconomista”) e sta scrivendo per la stessa enciclopedia la voce “spreco alimentare”. Ma da ragazzo, ammette, “ero un asino massimo. Giocavo a tennis a buon livello, studiavo poco, ero rimandato in ogni materia”. Fu il padre a suggerirgli Agraria, quasi per caso, e lui applicò allo studio “la disciplina di chi prepara un torneo di tennis”, trovando la sua strada. Una strada che lo ha portato a diventare un divulgatore instancabile, con strumenti come l’app Sprecometro, e persino a inventarsi un nuovo genere letterario, il “food thriller”, con il suo romanzo Globesity. “Ho inventato scienziati cattivi che mettono un fantomatico ‘glucone’ nella farina: ti viene una fame insaziabile”, racconta. Per scrivere una scena, non ha esitato a infilarsi in un camion-freezer, “per poco, ma abbastanza per poterne scrivere”.

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