Moda e Stile

L’eredità di Armani: il patrimonio da 12 miliardi e il piano per la successione, ecco la strategia di “Re Giorgio” per il futuro dell’azienda

Lo stilista ha pianificato la successione con "programmatico pragmatismo", creando una complessa struttura azionaria e una Fondazione per garantire "l'equilibrio" tra gli eredi

di Ilaria Mauri
L’eredità di Armani: il patrimonio da 12 miliardi e il piano per la successione, ecco la strategia di “Re Giorgio” per il futuro dell’azienda

L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare. E Giorgio Armani, per assicurarsi che la sua eredità, stilistica e imprenditoriale, venisse ricordata e preservata, ha disegnato il suo ultimo capolavoro: un piano di successione meticoloso, quasi sartoriale, per il “dopo di lui”. Scomparso giovedì all’età di 91 anni, “Re Giorgio” lascia non solo un lascito creativo inestimabile, ma un impero industriale solido e un patrimonio personale stimato tra i 9,5 e i 12 miliardi di dollari, che lo colloca al quarto posto tra gli uomini più ricchi d’Italia. Anni fa, in un’intervista al Financial Times, lo stilista confermò che per la successione della sua azienda era “tutto pronto” e ora è arrivato il momento di metterlo in atto.

Un impero da 12 miliardi

Il cuore della sua fortuna è la Giorgio Armani Spa, gruppo da 2,3 miliardi di euro di fatturato di cui possedeva il 99,9%, con oltre 10.000 dipendenti e 2.700 boutique nel mondo, che produce e distribuisce abbigliamento, accessori, occhiali, orologi, gioielli, articoli per la casa, profumi e cosmetici, con i marchi Giorgio Armani, Emporio Armani, EA7 e Armani Exchange, e che ha allargato il suo raggio d’azione anche alla ristorazione e agli hotel. In un 2024 difficile per il mondo della moda ha registrato ricavi per 2,3 miliardi di euro, in calo del 6% sul 2023, e un utile sceso da 163 a 51,6 milioni. I risultati in contrazione non hanno impedito investimenti record per 332 milioni, in parte destinati al rinnovo delle sue ‘vetrine’ più scintillanti – dal building di Madison Avenue a New York, all’Emporio Armani Milano, da Palazzo Armani alla nuova sede parigina di rue François 1er Investimenti – sostenuti senza ricorrere al debito e lasciando in azienda una cassa di 570 milioni di euro. E a questo si aggiunge un vasto patrimonio personale: la spettacolare villa a Pantelleria, le residenze a Forte dei Marmi, Broni, Saint Moritz e Saint Tropez, la casa milanese di via Borgonuovo, opere d’arte, la squadra di basket dell’Olimpia Milano e, da ultimo, l’acquisto della mitica Capannina di Forte dei Marmi.

Gli eredi

Senza figli, e quindi senza l’obbligo di quote di legittima, Armani ha potuto disporre liberamente del suo patrimonio. L’attesa è ora tutta per l’apertura del testamento, che svelerà come verranno divise le quote tra i suoi eredi designati. I principali beneficiari saranno con ogni probabilità i suoi familiari più stretti: la sorella Rosanna (86 anni), le nipoti Silvana (69) e Roberta (54), figlie del defunto fratello Sergio, e il nipote Andrea Camerana (55), figlio di Rosanna. Tutti già presenti nel consiglio di amministrazione, insieme a figure chiave come lo storico braccio destro Pantaleo “Leo” Dell’Orco e l’imprenditore Federico Marchetti.

Il piano di successione

Ma la vera eredità strategica di Armani è un’altra: un nuovo statuto societario, predisposto nel 2016 e aggiornato nel 2023, che entrerà in vigore con l’apertura della sua successione. Un documento che blinda il futuro del gruppo. L’architrave del piano è la Fondazione Armani (che già possiede lo 0,1% del capitale), a cui spetterà un ruolo centrale di garante per “assicurare l’armonia” tra gli eredi ed evitare che il gruppo “venga acquistato da altri o spezzettato”. Per farlo, lo statuto introduce sei categorie di azioni con diritti di voto differenziati. Le categorie A e F, che con ogni probabilità saranno in mano alla Fondazione, pur avendo il 40% del capitale, controlleranno oltre il 53% dei voti e avranno il potere di nominare Presidente e Amministratore Delegato.

L’obiettivo di Re Giorgio è sempre stato garantire nel tempo la governance aziendale: i tre nipoti sono tutti coinvolti nel Consiglio d’Amministrazione (dove siede anche il compagno dello stilista, Leo Dell’Orco) e riceveranno azioni secondo uno schema che riduce i margini di disaccordo tra gli eredi e distribuisce il 50% degli utili netti agli azionisti. Il divieto di quotazione in Borsa per i primi cinque anni e le regole rigide per fusioni e acquisizioni riflettono l’impegno di Armani a mantenere l’azienda sotto controllo familiare, mentre lo statuto della Fondazione stabilisce anche l’obiettivo di creare valore, mantenere livelli occupazionali e perseguire i valori aziendali.

Lo statuto impone inoltre dei “principi fondanti” inderogabili: “gestione finanziaria equilibrata”, “reinvestimento degli utili” e, soprattutto, “priorità allo sviluppo continuo a livello globale del nome Armani”, coltivando “uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato”. Inoltre, un’eventuale quotazione in Borsa potrà essere valutata solo dopo cinque anni. Come aveva scritto lui stesso nella sua autobiografia: “Anche io un giorno dovrò cedere il comando. […] Il piano di successione l’ho preparato con il mio usuale programmatico pragmatismo e la mia grande discrezione”. Un ultimo atto di attenzione e cura, per assicurarsi che la sua idea di eleganza possa davvero durare per sempre.

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