“Mai ci saremmo aspettati un atteggiamento tanto aggressivo, menefreghista e privo di umanità da parte di chi gestisce un rifugio alpino. Negare riparo o un minimo di aiuto in una circostanza simile non solo è contrario al buon senso e all’etica della montagna, ma potrebbe anche rientrare tra i comportamenti puniti dalla legge”. A parlare è un escursionista rimasto piuttosto deluso dopo che il gestore di un rifugio si sarebbe rifiutato di accogliere lui e la sua cagnolina provata dal maltempo.
Siamo in Trentino, la vicenda risale al 15 agosto ma è stata resa nota l’1 settembre attraverso un post su Facebook. L’uomo con la moglie e l’amica a 4 zampe stavano rientrando a Malga Bissina, in val di Fumo, ma sorpresi da pioggia e grandine si sono fermati al Rifugio Val di Fumo. “Convinti che un rifugio fosse un luogo di riparo e protezione, abbiamo chiesto al gestore se fosse possibile entrare anche solo per pochi minuti, giusto il tempo di asciugare e scaldare la cagnolina” racconta, come riporta IlDolomiti.it. “Una cagnolina di 14 anni e di 8 chili… era in difficoltà: bagnata, tremolante e infreddolita, con rischio di ipotermia o polmonite, vista anche la sua età”. Il gestore però si sarebbe opposto e a nulla sarebbe valsa una seconda richiesta: “Abbiamo allora domandato se fosse almeno possibile fermarci nell’ingresso, ma la replica è stata sprezzante: ‘Il cane non è mica un bambino’“.
Quando viene fatto presente che un rifugio di montagna dovrebbe assicurare protezione e soccorso “la reazione è stata ancora più aggressiva: ‘Ti mollo una sberla’. Un collaboratore del rifugio ha persino tentato di spingerci via mettendomi una mano sulla spalla – gesto subito fermato dal gestore stesso – che poco dopo ha aggiunto: ‘Tu puoi entrare, il cane resta a morire fuori’“.
L’uomo e la moglie, da anni frequentatori della montagna, precisano: “Sappiamo bene che il Rifugio Val di Fumo non ammette animali, ma qui non si trattava di una semplice regola: era una vera e propria situazione di emergenza“. La testata ha provato a contattare il rifugio per un commento, ma il gestore avrebbe preferito non rilasciare dichiarazioni.
La cagnolina si è poi ripresa grazie all’aiuto di altri escursionisti che hanno prestato le loro copertine per asciugarla e a un fornelletto con cui è stato possibile scaldarla, ma l’amarezza dell’escursionista rimane.