Televisione

Giorgia Meloni vuole il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci come portavoce. Lui: “Una chiacchierata informale, non ho ancora deciso”

Il Foglio parla di una Una trattativa chiusa: "La premier vuole dare più forza alla comunicazione inaugurando la seconda fase del suo governo"

di Giuseppe Candela
Giorgia Meloni vuole il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci come portavoce. Lui: “Una chiacchierata informale, non ho ancora deciso”

Il cambio è considerato imminente: Gian Marco Chiocci è pronto a lasciare la direzione del Tg1 per diventare il nuovo portavoce di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. La notizia è anticipata da “Il Foglio“, confermata al quotidiano da figure apicali del governo, di Fratelli d’Italia e della Rai.

Una trattativa chiusa, un blitz improvviso: “La premier vuole dare più forza alla comunicazione inaugurando la seconda fase del suo governo: quella che guarda alle elezioni del 2027. E magari cercare di costruire anche un rapporto migliore con la stampa (alla Casa Bianca, come si sa, si è vantata di non parlare con i giornalisti italiani)”, fa sapere il giornalista Simone Canettieri. Chiocci è considerato dalla Premier una persona di fiducia, un amico e un consigliere.

Dal 3 settembre 2023 dirige il primo notiziario italiano, la sua nomina aveva generato polemiche perché non si trattava di un dipendente di Viale Mazzini ma di un giornalista esterno all’azienda pubblica, precedentemente impegnato alla guida dell’agenzia Adnkronos. Chiocci ha diretto Il Tempo e firmato diversi scoop, per Il Giornale aveva realizzato l’inchiesta su Gianfranco Fini e la casa di Montecarlo nel 2010. Nel nuovo impegno a Palazzo Chigi sarà essere affiancato proprio da Fabrizio Alfano, che arriva dall’Agi e che era portavoce di Fini. Secondo “Il Foglio” non sono esclusi cambi anche all’interno dello staff, con l’uscita di figure di spicco legate a Fdi.

A stretto giro la replica di Gian Marco Chiocci all’Adnkronos: ”Sì, ho letto queste indiscrezioni stampa. Di vero c’è solo che nei giorni scorsi la premier mi ha sondato informalmente per capire una mia eventuale, futura, disponibilità nella gestione della comunicazione, affiancando il collega Fabrizio Alfano che segue già tutta la comunicazione di Palazzo Chigi e del Consiglio dei Ministri. Una chiacchierata, come tante altre in questi mesi, a cui non è seguita assolutamente alcuna decisione da parte mia. È ovvio che qualora dovessi prenderla in considerazione ne informerei per tempo prima l’azienda dimettendomi conseguentemente da direttore del Tg1. Ma allo stato, ripeto, non c’è nulla”.

Lo spazio informativo di Rai1 è finito nel mirino più volte, accusato di “telemelonismo”. Giovedì, dopo diversi “avvicinamenti” estivi, il Tg5 delle 20 ha battuto, seppur di poco, il Tg1 di Chiocci. Per il notiziario dell’ammiraglia Mediaset 3.253.000 spettatori con il 20,8% di share, per quello di Rai1 3.183.000 con il 20,6%. Il sorpasso, notizia televisivamente rilevante, ha scatenato la reazione immediata del Partito Democratico: “Il sorpasso del Tg5 nella gara degli ascolti certifica la grave perdita di reputazione del Tg1 e della Rai. Una crisi inarrestabile dovuta ad una governance la cui linea editoriale faziosa e sfacciatamente appiattita sul governo ha minato la credibilità del servizio pubblico. È un danno enorme al patrimonio informativo della Rai e del Paese. È assolutamente urgente portare il caso in Vigilanza perché con TeleMeloni si sta affossando il servizio pubblico televisivo”, le parole dei componenti Pd della commissione di Vigilanza Rai.

“Chi ha a cuore la tenuta del servizio pubblico non può sottovalutare il segnale di allarme che viene dagli ascolti del Tg1. A differenza dell’estate scorsa, la crisi non può nemmeno essere addebitata a problemi di traino, dati i buoni risultati conseguiti quest’anno da Reazione a Catena. L’analisi va puntata su contenuti e linguaggi del tg, senza guardare altrove”, la reazione di Roberto Natale, vicino al centrosinistra e considerato in quota Alleanza Verdi e Sinistra. “Un esame che si fa sempre più urgente, come urgente è una riflessione sul complesso dell’offerta informativa Rai: anche in questa stagione, tranne lodevoli eccezioni, troppi sono stati gli spazi che altre emittenti hanno occupato senza trovare concorrenza”, la conclusione di Natale.

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