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“Perché giudichiamo sempre (e come smettere di farlo)”

La psicologa Sanam Hafeez spiega sempre al New York Times che certi giudizi dicono molto di più sulle nostre insicurezze che sulla persona a cui ci si riferisce: "È un modo per rassicurarci che stiamo facendo le cose 'giuste'"

di Selene Pelpo
“Perché giudichiamo sempre (e come smettere di farlo)”

Perché giudichiamo sempre (e come smettere di farlo)” è un titolo che attira, soprattutto se lo trovi sul New York Times e quindi acquista un’autorevolezza che lo eleva, lo rende migliore di default – potrebbe non esserlo, ovviamente – rispetto a uno simile pubblicato su riviste femminili o sitarelli. L’assunto di base è che tutti giudicano tutti. Ora, che questo accade è risaputo persino tra i Sentilenesi (la tribù più isolata al mondo) e accade da secoli prima dei social. Certo sui social la faccenda del giudizio è diventata quasi grottesca: non c’è quasi più condivisione di informazioni o contenuti, anche perché di chi condivide informazione o contenuti non frega una mazza a nessuno, quindi via con le opinioni meglio se con giudizio sotteso o, cara grazia all’algoritmo, urlato.

Ogni mattina un influencer si sveglia e sa che dovrà dire la sua su un argomento qualsiasi, purchessia, meglio se attaccando qualcuno. Ma noi – tutti – giudichiamo anche senza accorgercene: quando capisci che stai per farlo, la neuropsicologa Sanam Hafeez, di New York, consiglia di “rallentare e controllarti”. Dovresti chiederti: “Perché questo ha importanza per me? Sto solo osservando, o ci sto proiettando sopra il mio significato? Questo pensiero giudicante riguarda davvero questa persona o riguarda il modo in cui mi sento io stessa?”. Ora, effettivamente può darsi che, dopo aver cercato di ricordare queste domande, essersele fatte, e avere risposto, la voglia di essere giudicanti sia passata.

Ma Hafeez spiega sempre al New York Times che certi giudizi dicono molto di più sulle nostre insicurezze che sulla persona a cui ci si riferisce: “È un modo per rassicurarci che stiamo facendo le cose ‘giuste'”. Ancora, quando siamo tentati di giudicare qualcuno severamente, il consiglio è quello di non fare ipotesi ma di diventare curiosi, cercare di capire cosa stia attraversando una persona, cosa potrebbe non essere ovvio: “Sviluppa compassione, se ci siano fattori nascosti che influenzano il suo comportamento, come sfide personali”. Essere curiosi invece che giudicanti “crei spazio per la complessità che abita in ognuno di noi”. Più facile a dirsi, anzi a leggersi, che a farsi.

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