Irene Pivetti è stata la più giovane presidente della Camera dei Deputati. Fu eletta a soli trentuno anni il 15 aprile 1994, ora che di anni ne ha sessantadue affronta le accuse di evasione fiscale e autoriciclaggio per la finta vendita di Ferrari in Cina, con una condanna a quattro anni, e un nuovo processo per la compravendita di mascherine. “So di non avere fatto assolutamente niente di male. Mi hanno distrutto l’immagine, tolto la credibilità che mi ero costruita e annientata economicamente. Sequestrati tutti i conti correnti. Un Pm dispose persino il sequestro di una postepay con dentro un euro e nove centesimi”, racconta in un’intervista al Giornale.
Una vita cambiata radicalmente: “Non mi vergogno a dire che non avevo i soldi per mangiare. Non sapevo come andare avanti. Ho venduto tutto quello che potevo ai rigattieri, anche i regali di nozze. Durante il periodo del lockdown per Covid erano chiusi e capitava di non riuscire a fare la spesa”. Tanto da rivolgersi alla Caritas: “Non nego di essere andata a ritirare i pacchi con cibo in scatola e lattine alla Caritas di San Vincenzo. Poi ho trovato una cooperativa di ex detenuti, la Mac Servizi, in uno scantinato. Mi sono messa a lavorare per loro”.
“Inizialmente facevo le pulizie, poi mettevo in ordine. Ho iniziato come volontaria, e poi mi hanno riconosciuto uno stipendio di mille euro al mese. Quando l’ho ricevuto non potevo crederci, finalmente avevo i soldi per mangiare”, racconta Pivetti nell’intervista rilasciata a Hoara Borselli. Esperienza che ancora oggi definisce “straordinaria”, ricordando come per tutti era diventata “come appestata”, per lei nessuna consulenza in aziende ed esponenti politici spariti.
L’ex terza carica dello Stato continua a dichiararsi innocente: “Qualunque innocente che finisce sotto accusa pensa: un complotto. Quando ti fanno come hanno fatto a me e a tanti altri, la tua vita è finita. Diventi il nulla, sbattuta completamente fuori dalla società civile, privata di ogni tipo di diritto. Diventi nuda senza difesa alcuna. Ma io penso che non sia un complotto“. Mette nel mirino il sistema giudiziario: “Ho scoperto, vivendoci dentro, che la macchina giudiziaria ciclicamente è una macelleria. È più predisposta a fare sacrifici umani che a cercare la verità. Poi ci sono magistrati, avvocati, pm, che eroicamente servono la giustizia. E poi ci sono i cattivi magistrati. E ci sono i magistrati che si barcamenano. Ma il problema non sono loro. È la macchina. È una macchina fatta per ruzzolare e tirar giù con sé le vite degli altri. Ti riempiono di botte, tu non puoi rispondere. Sei completamente impotente. Qualunque cosa dici sarà usata contro di te. Nei documenti giudiziari si scrivono cose incredibili, offensive, illogiche, false. Non ce l’hanno con me: è la macchina fatta così”, spiega Pivetti.
“Esiste solo la presunzione di colpevolezza“, aggiunge l’ex politica con un passato in tv che teme i tempi della giustizia e di finire in carcere: “Gente che viene assolta dopo 10 anni, o 20. Io arriverò almeno a 70 anni per avere la verità. E che faccio? Ricomincio a 70 anni? Ho paura di finire in carcere? Vedo due possibilità: una, potrei finire dentro. Ingiustamente. E devo arrivarci preparata. La seconda possibilità è che il processo non finisca mai. Potrebbe durare più della mia vita biologica. E allora ho deciso di non aspettare per tornare alla vita. Devo vivere oggi“, conclude Pivetti.