Trovare uno sconosciuto (o un mostro) sotto il letto è uno degli incubi che tutti hanno fatto almeno una volta nella vita. Una donna, invece, lo ha vissuto davvero e poi lo ha raccontato al The Guardian. Dalla Thailandia si era recata a Tokyo, in Giappone, per trascorre da sola qualche giorno di vacanza.
“Stavo tornando in hotel, con la pancia piena di ramen e desiderosa di rilassarmi dopo una giornata di viaggio. Alle 19:30 ero di nuovo in camera. Mi sono spogliata, ho indossato una felpa e ho sistemato le mie cose. Poi sono andata a letto e ho iniziato a cercare gli orari dei treni. Dopo circa 20 minuti, ho iniziato a sentirmi a disagio e ho notato uno strano odore: sembrava un animale morto ricoperto di zucchero”, ha iniziato a raccontare la donna che poi ha deciso di controllare, effettivamente, sotto il letto. “Non riuscivo a capire da dove provenisse. Ho deciso di controllare sotto il letto. Ho allungato il collo per controllare. Due occhi scuri e spalancati mi fissavano, sbattendo le palpebre nell’oscurità”, ha raccontato.
La donna si è alzata immediatamente, iniziando a urlare nella stanza: “L’intruso è uscito da sotto il letto, impedendomi di correre verso la porta. Sudava, che presumo fosse la causa dell’odore. Ho iniziato a urlare e il mio cervello continuava a ripetere ‘Non è vero’, più e più volte. Ho iniziato a iperventilare e mi sono bloccata sul posto, incerta se stesse per saltarmi addosso, strangolarmi o addirittura cercare di uccidermi. Ho gridato aiuto più forte che potevo. Mi ha guardato negli occhi e ha iniziato a urlare anche lui. Ho scrutato il suo viso, cercando di ricordare esattamente che aspetto avesse: est-asiatico, tra i 20 e i 30 anni, leggermente sovrappeso, capelli a scodella e vestito di nero. È corso verso la porta ed è scomparso lungo il corridoio”.
Per fortuna, l’intruso è andato via. Nella stanza sono prima arrivati i vicini di camera, che hanno allertato la polizia, e poi il concierge dell’hotel. “La polizia ha guardato sotto il letto e ha trovato un cavo USB e un power bank. Ho iniziato a pensare che l’uomo avesse intenzione di registrarmi di nascosto: con i suoi dispositivi di ricarica, avrebbe potuto farlo per tutta la notte. Ho sporto denuncia. La polizia ha preso i dati del mio passaporto e l’email, ma ha detto che probabilmente non l’avrebbero trovato a causa della mancanza di telecamere nell’hotel, anche se mi avrebbero inviato un rapporto. Non mi hanno nemmeno chiesto una descrizione dell’uomo. Sono rimasta scioccato dalla superficialità con cui hanno trattato l’incidente”.
La donna ha poi raccontato di aver lasciato frettolosamente l’hotel per dormire da un’altra parte. “Non mi ero mai sentita così isolata e spaventata. Quando sono arrivata nella mia nuova stanza, ho chiesto al personale di rimanere con me mentre la perquisivo. Non ho dormito perché ero ancora molto spaventata e ho passato l’intera notte a chiamare amici e parenti. Alla fine sono tornata a casa mia in Thailandia alle prese con ansia e disturbo da stress post-traumatico”. Una storia incredibile. E voi, cosa avreste fatto?