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“Se li trovate, raccoglieteli e spediteli a noi”: misteriosi dischetti neri invadono le spiagge, l’appello dei ricercatori dell’Università Bicocca sui social

"Che tipo di sostanze inquinanti hanno assorbito? Come si sono alterati nel tempo? Possono diventare veicolo per altri contaminanti o microrganismi?", le domande a cui tenteranno di rispondere

di F. Q.
“Se li trovate, raccoglieteli e spediteli a noi”: misteriosi dischetti neri invadono le spiagge, l’appello dei ricercatori dell’Università Bicocca sui social

L’emergenza sembra rientrata ma continuano ancora a vedersi dischi neri di plastica sulle spiagge della riviera adriatica, in particolare in quella di Rosalina, in provincia di Rovigo,dove, tra fine gennaio e l’inizio della primavera, questi oggetti utili per la depurazione delle acque reflue (i cosiddetti Z -Mbbr, Moving Bed Biofilm Reactor) avevano invaso le coste del litorale adriatico.

Immediatamente sono partite le indagini per capire da quale impianto sia arrivato lo sversamento dei materiali. Per fortuna, il ritrovamento non ha rappresentato un problema per il turismo: “Il ritrovamento di questi dischetti non ha mai rappresentato un problema qui da noi né sta condizionando la stagione turistica”, ha rassicurato Ferdinando Ferro, presidente del Consorzio operatori balneari Rosolina. Il sindaco, Michele Grossato, ha spiegato: “Abbiamo segnalato la presenza all’epoca a prefetto, carabinieri, Arpav. Abbiamo in programma di risentirci a settembre per fare il punto della situazione”. Nonostante le rassicurazioni, però, le indagini vanno avanti e Archeoplastica vuole vederci chiaro.

La richiesta social

“Che tipo di sostanze inquinanti hanno assorbito? Come si sono alterati nel tempo? Possono diventare veicolo per altri contaminanti o microrganismi?”, sono queste le domande a cui Archeoplastica tenterà di rispondere. Con un post pubblicato sui propri canali social lo scorso 8 agosto, il progetto di sensibilizzazione sull’inquinamento del mare chiede di ricevere questi dischetti per poter condurre indagini approfondite.

Già da mesi, infatti, Archeoplastica e l’Università di Milano-Bicocca stanno studiando questi oggetti. Sulla pagina Facebook è stato anche inserito un piccolo vademecum: raccogliere i dischetti e inserirli in una busta chiusa, indicando la località e la data del ritrovamento. Poi dovranno essere spediti al Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università Milano Bicocca. L’obiettivo è confrontarli e analizzarli con tecniche di lavoratorio avanzate (come la spettrometria di massa) per capire l’impatto che possono avere sull’ambiente.

Intanto, è arrivata una risposta positiva dall’azienda svedese che produce e vende i dischetti. Tramite il proprio studio legale, ha condiviso i dati dei clienti italiani per risalire all’origine della perdita. A distanza di qualche mese, lo sversamento rimane anche un mistero.

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