Il disastro Titan si poteva evitare. È questo quanto emerge dal rapporto della Guardia Costiera americana a poco più di due anni dall’incidente che è costato la vita a cinque persone nel 2023. Sul banco degli imputati OceanGate, la società privata proprietaria del mezzo. Il documento di oltre 300 pagine, pubblicato martedì 5 agosto 2025, parla di una società che agiva al limite e spesso oltrepassava anche ogni standard minimo di sicurezza.
Il documento della Guardia Costiera americana parla di “gravi carenze” nella progettazione, nella manutenzione e nell’ispezione del Titan. “I principali fattori che hanno contribuito all’incidente sono stati l’inadeguatezza della progettazione, della certificazione, della manutenzione e del processo di ispezione del Titan da parte di OceanGate”, riporta il rapporto.
I protocolli dichiarati da OceanGate, inoltre, non corrispondevano a quelli reali. Spesso, poi, venivano usate anche tattiche intimidatorie. Inoltre, sempre secondo il rapporto, in alcuni casi la società privata avrebbe cercato di addestrare nuovi piloti in un solo giorno, anche senza nessuna esperienza con veicoli subacquei. La relazione descrive un clima aziendale ‘tossico‘ e scelte strategiche prese senza un chiaro quadro regolatorio, sia a livello nazionale sia internazionale, con il licenziamento non giustificato di figure importanti e cardine per il progetto. Un quadro critico in cui la figura maggiormente maggiormente negativa sarebbe stata a capo dell’azienda.
“Accentratore“, è come il documento descrive Stockton Rush, fondatore di OceanGate e vittima dell’implosione. L’uomo deteneva contemporaneamente il ruolo di Ceo, responsabile della sicurezza e pilota. Per la Guardia Costiera, era più importante la soddisfazione del cliente (che pagava ingenti somme per l’esperienza) anche a discapito della sicurezza. Il rapporto, infine, si conclude con l’ammissione che il Titan non avesse neanche tutte le certificazioni richieste.
