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Ilva di Taranto in bilico: caos sull’accordo di programma con le dimissioni del sindaco

Il 31 è prevista la firma sull'intesa per tentare il rilancio attraverso l'ambientalizzazione. Ma senza il Comune è un accordo dimezzato. Dai partiti ai sindacati solidarietà a Bitetti e la richiesta di un passo indietro
Ilva di Taranto in bilico: caos sull’accordo di programma con le dimissioni del sindaco
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Alla fine anche il sindaco di Taranto ha scaricato il barile. Il governo aveva messo all’angolo Regione Puglia e Comune: “Il futuro dell’Ilva lo decidono loro”. E se Michele Emiliano sembra ormai intenzionato ad allinearsi sull’accordo di programma, il cerino è rimasto in mano a Pietro Bitetti, eletto neanche due mesi fa, e il neo primo cittadino, stretto tra le pressioni per firmare l’intesa propedeutica a un tentativo di rilancio e quelle degli ambientalisti, ha gettato la spugna. “Inagibilità politica”, ha detto dopo la dura contestazione di un centinaio di attivisti che lo hanno costretto a rimanere asserragliato a Palazzo Città.

E quindi ora cosa succede? Apparentemente tutto andrà avanti come programmato. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, l’uomo che ha ideato la strategia di tirare dritto a prescindere da tutto, ha confermato che il 31 luglio si terrà l’incontro a Roma per la firma dell’accordo di programma che delinea il futuro dell’acciaieria tarantina: 3 forni elettrici, impianti Dri, obiettivo di 6 milioni di tonnellate di acciaio da produrre e decarbonizzazione entro il 2033. Il giorno dopo, l’1 agosto, vedrà i sindacati che tutti – dalla Fim fino all’Usb – restano in attesa di un quadro delineato per poi entrare nel merito della discussione sull’occupazione che la nuova Ilva sarà capace di riassorbire.

La realtà è che l’accordo, con le dimissioni del sindaco di Taranto, sarà un’intesa dimezzata. Il 30 luglio era in programma il Consiglio comunale che avrebbe dovuto dare al sindaco il placet alla firma ma al momento, con Bitetti dimissionario, è quasi certo che non si terrà. E quindi il giorno a Roma chi firmerà l’intesa? Ci sarà qualcuno del Comune? La maggioranza che sostiene Bitetti è tornata a tuonare: “Non si firmi il 31 luglio un’intesa che non ha il sostegno pieno delle istituzioni locali. Serve tempo, confronto e responsabilità vera”. E le forze politiche a suo sostegno definiscono l’accordo proposto dal governo come “segnato da precarietà, improvvisazione, assenza di certezze sul rispetto della salute e del lavoro nella nostra città”.

Se Bitetti ha ricevuto la solidarietà di forze politiche e sindacalisti per quanto avvenuto in Municipio lunedì sera, allo stesso tempo continua a ricevere forti pressioni per un passo indietro, auspicato da chiunque. Anche i segretari di Fim-Fiom-Uilm hanno chiesto al sindaco di ritirare le dimissioni e il “ripristino al più presto le condizioni di convivenza civile e confronto democratico” perché “non c’è più tempo da perdere”. Insomma è il tempo delle scelte e i tre segretari generali – Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella – ribadiscono la necessità che sia lo Stato a garantire l’ambientalizzazione “attraverso un ruolo diretto nella gestione”.

L’Ilva è ridotta a meno di 2 milioni di tonnellate di acciaio prodotte all’anno, con un solo altoforno in marcia su 4 e oltre 3.500 lavoratori in cassa integrazione su poco meno di 10mila dipendenti. Il momento è delicatissimo, il più delicato dal sequestro del 26 luglio 2012 che portò all’allontanamento dei Riva e via via alla situazione attuale. “In mano adesso gli enti locali non hanno il pallino ma il cerino – ha riassunto il presidente del Consiglio comunale Gianni Liviano – hanno in mano la ricaduta relazionale con la comunità locale ma non l’opportunità di decidere realmente. Avvertono il peso e le conseguenze delle scelte ma non possono esserne artefici”.

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