Luca Barbareschi si è raccontato a Vanity Fair per presentare il suo film Paradiso in vendita (una commedia che racconta cosa accadrebbe se il governo francese cercasse di comprare Filicudi) ma, come sempre accade con l’attore e regista, la promozione è una minima parte di una chiacchierata fiume. A cominciare da un dolore al ginocchio: “Prendo l’ibuprofene, metto il ghiaccio e faccio fisioterapia tutti i giorni, ma il recupero sarà lungo”. E sì, il dolore lo sopporta, dice ma “non sopporto di non essere dinamico: sto preparando una nuova serie televisiva, due film e altre due serie per l’anno prossimo(…)”. Sul film rimarca come l’unica cosa negativa sia l’uscita nelle sale “in un periodo così devastante” e il motivo – secondo lui – è che non fa “parte della mafia della sinistra del cinema, né milanese né romana. Mi ritengo il miglior produttore italiano che ci sia, eppure nessuno mi ha mai invitato ai David di Donatello: ci sono dei film che costano 20 volte i miei che ricevono lodi sperticate mentre i miei passano sotto silenzio…”. E sul premio che va in onda su RaiUno torna a più riprese, anche per dire che sì, se lo invitassero ci andrebbe: “Certo, e racconterei tutto questo. Compreso il fatto che i giochi si fanno sempre prima. È già successo l’anno scorso ai Nastri d’Argento, quando mi hanno chiamato perché volevano Mamet: ”se viene, ti diamo un premietto per The penitent”. Io li ho mandati a fare in culo e allora hanno deciso di darmi il Nastro. Quando, però, sono salito sul palco ho fatto lo show davanti a un pubblico divertito che si chiedeva se il mio fosse uno scherzo”.
Dal cinema all’esperienza a Ballando con Le Stelle e quando gli viene chiesto se secondo lui i giudici si aspettavano di vederla polemico, risponde: “La cattiveria non è cosa mia. Antonio Ricci, per dire, è l’uomo più cattivo della storia, e mi spiace che ce l’abbia così tanto con un professionista e un amico come Claudio Baglioni, che è un poeta. Ma sa che le dico? Che i campioni di maldicenza come Le Iene e Striscia saranno dimenticati mentre le canzoni di Baglioni con le quali abbiamo sognato resteranno per sempre”. Barbareschi si definisce uno che vive “di quadri, di libri, di film, di musica: questa è la mia vita (…). Non voglio essere il più ricco del cimitero, considerando anche che i soldi nella vita non li ha mai regalati nessuno” e ribadisce che non lascerà niente ai figli: “Il più grande, Michael, è l’unico che mi chiama. Altri tre spesso mi chiedono soldi, e allora ho proposto loro di spennare viva una gallina: riuscireste a sopravvivere senza che quella vi cavi gli occhi o vi ferisca con gli artigli? Allora facciamo che andate a fare in culo, perché mi augurate la morte. Quest’anno ho avuto una commozione cerebrale e sono stato in ospedale tre volte, eppure non si è fatto sentire nessuno tranne che per le feste comandate“. Lunga e densa, tante domande e risposte che – piacciano o no – non sono mai evasive, l’attore per il futuro sogna “di fare quello che diceva mio nonno: vivere fino a 100 anni e tre giorni. Quando gli chiedevo perché tre giorni, mi rispondeva: per non morire di colpo”.
Riceviamo e pubblichiamo quanto segue da Striscia la Notizia:
Gentilissimo Mario Manca,
abbiamo letto l’intervista realizzata su Vanity Fair a Luca Barbareschi, in cui l’attore e conduttore televisivo definisce Antonio Ricci «l’uomo più cattivo della storia, e mi spiace che ce l’abbia così tanto con un professionista e un amico come Claudio Baglioni, che è un poeta».
Anche se la superficialità che anima l’esternazione di Barbareschi non meriterebbe alcuna seria considerazione, teniamo comunque, e per quel che può valere, a informarlo che “il suo amico Baglioni” non solo ha fatto sequestrare con un atto ignobile e liberticida il libro Tutti poeti con Claudio ma, già in passato, aveva denunciato Antonio Ricci per ben due volte (sempre senza successo). Chi è davvero il cattivo?
Non sappiamo se il celebre “canta-autore” sia anche un “poeta”, ma siamo certi che sono poeti tutti quelli che hanno collaborato – con i loro versi e a loro insaputa – ai testi di Baglioni. I dati mostrati da Striscia la notizia sono incontrovertibili: non c’è bisogno di nessuna perizia tecnica per una seria valutazione, non si tratta di linee melodiche. Si tratta di parole, concetti e riflessioni altrui che, secondo un calcolo aggiornato, supererebbero le centosessanta “pinzature”. Molte di più di quelle presenti nel libro Tutti poeti con Claudio.
La verità è sotto gli occhi di tutti, anche di un bambino di terza elementare, ma – se Barbareschi volesse un esempio – questi sono i versi di tre poeti, tutti “pinzati” e inseriti da Baglioni addirittura in un’unica strofa:
– Quasimodo “Ma come è sempre tardi per amare”
– Yourcenar “L’amore è un castigo. Veniamo puniti per non essere riusciti a rimanere soli”
– Tennyson “E’ meglio aver amato e perso, che non aver amato mai”.
E questa è la strofa della canzone Mai più come te di Baglioni:
“E com’è sempre tardi per amare
L’amore è la pena da scontare per non volere stare soli
E meglio è amare e perdere che vincere e non amare mai”.
In gergo calcistico, sarebbe come realizzare un’invidiabile tripletta senza toccare palla.
Cordiali saluti.
L’Ufficio Stampa di Striscia la notizia
Articolo aggiornato il 23 luglio alle ore 11.00