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“Ho questo dolore fisso che mi sfida ogni giorno ma io non mollo. Insieme andremo lontano”: Lorenzo Jovanotti ricorda il brutto incidente del 2023 e annuncia una data speciale

"Quando ti fai molto male nei primi secondi non senti male, anzi non senti niente, e infatti ho addirittura preso il cellulare dal telaio della bici e ho girato un video dove dicevo che ero caduto...", le parole di Jova che ha ricordato quanto accaduto a Santo Domingo lo scorso 15 luglio

di F. Q.
“Ho questo dolore fisso che mi sfida ogni giorno ma io non mollo. Insieme andremo lontano”: Lorenzo Jovanotti ricorda il brutto incidente del 2023 e annuncia una data speciale

“Sarà un concerto speciale perché parteciperà solo gente arrivata lì in bicicletta, e saremmo 5000 bici. Mi ero riproposto, quando un anno fa è nata l’idea di questo concerto speciale, di arrivare in bici anche io. Partendo da casa mia. È quello che tenterò di fare, 770 km, in pratica uno per ogni giorno di questi due anni appena trascorsi, e non vedo l’ora di salire su quel palco il pomeriggio del 26 luglio al No Borders Festival e dire ora cominciamo”: a parlare è Jovanotti e questa sarà la sua unica data estiva.

D’altronde per uno che di date ne ha appena fatte 54 scegliendo, che grazia!, i palazzetti invece degli stati che di ‘ho riempito San Siro’ ormai non ne se può più, arriva anche il momento del riposo. O forse no, perché questo è, per l’appunto, un ‘concerto di fatica’. L’annuncio Lorenzo Cherubini lo ha fatto su Instagram e ne ha approfittato per ricordare anche l’incidente di due anni fa, a Santo Domingo: “Due anni fa esatti 15 luglio 2023 mi sono svegliato prima dell’alba, ero in Repubblica Dominicana ospite a casa di amici con la Fra (Francesca Valiani, la moglie, ndr) per un paio di settimane di vacanza. Siccome mi conosco e so che ombrellone e lettino non fanno per me, mi ero portato la bici, una gravel, così da esplorare un po’ l’isola fuori dai compound per villeggianti. Il giorno dopo il mio arrivo nell’isola leggendaria di Hispaniola, mi ero addentrato per un cinquantina di km e mi era piaciuta. Dopo le 8 di mattina faceva già un caldo bestiale, ma pedalare da solo nell’umidità tropicale mi piace, de gustibus… lo so. Così quella seconda mattina avevo pensato di attraversarla tutta fino alla costa al di là della dorsale che taglia in due l’isola. Ho riempito le borracce, preso documenti e qualche soldo per comprare eventuale frutta lungo la strada e sono uscito nel buio per godermi la freschezza dell’alba”.

Il racconto di Jova continua fino al momento in cui si trovava su “un rettilineo bellissimo che tagliava una piantagione infinita di canna da zucchero di un verde smeraldo, il cielo era perfetto” e la narrazione è da romanzo. “Le canne da zucchero fitte fitte coprivano la visione di un banchetto di frutta e verdura al lato della strada e l’asfalto appena rifatto di nuovo rendeva invisibile il dissuasore di velocità che il fruttarolo o chi per lui aveva steso davanti al suo negozietto per far rallentare le macchine così da ispirare l’acquisto di un cocomero o di un’ananas – continua – Non l’ho vista, non si vedeva proprio. Così sono volato a terra, facendomi molto male. Quando ti fai molto male nei primi secondi non senti male, anzi non senti niente, e infatti ho addirittura preso il cellulare dal telaio della bici e ho girato un video dove dicevo che ero caduto perfino sorridendo, poi ha iniziato a farmi malissimo, ho visto che il piede era al contrario e la clavicola mi bucava la pelle della spalla, e ho sentito le voci di quelli che mi stavano soccorrendo e la prossima cosa che ho sentito è stata la sirena dell’ambulanza”.

Ancora: “E fu così che è iniziata una nuova avventura, fatta di intervento chirurgico d’urgenza fallito, un batterio entrato nel mio femore tritato in una sala operatoria che assomigliava più a un locale di reggaeton che a un luogo sterilizzato, e poi pazienza ginnastica ginnastica ginnastica, altra operazione di 8 ore sei mesi dopo in Italia per aggiustare quello che si poteva aggiustare e poi ginnastica ginnastica ginnastica e nuove cose da imparare ogni giorno, e la testa da tenere concentrata sull’obiettivo di tornare sul palco, e anche di tornare in bici, e di camminare senza stampelle, e avanti così”. E ora come sta Lorenzo? “Oggi mi fa ancora male, ho questo dolore fisso che ormai è talmente familiare che lo vivo come un compagno di viaggio, io gli sto addosso, mi alleno tutti i giorni, lui mi sfida, io non mollo. Insieme andremo lontano”. Lontano, facendo 770 km in bici per raggiungere un palco e suonare.

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