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“È come se fossi morto e resuscitato, come Gesù. Ero nella gabbia delle trigri, una di loro mi azzannò al collo, andai nell’aldilà”: Stefano Nones Orfei racconta

"In quei cinquanta secondi in cui stavo morendo mi passò tutta la vita davanti. Ero già andato nel regno dei più, nell’aldilà. In quegli istanti non riuscivo a pensare...", le parole del figlio di Moira Orfei e Walter Nones al settimanale DiPiù

di F. Q.
“È come se fossi morto e resuscitato, come Gesù. Ero nella gabbia delle trigri, una di loro mi azzannò al collo, andai nell’aldilà”: Stefano Nones Orfei racconta

Nel 2009 è come se fossi morto e resuscitato, proprio come capitò a Gesù. E Dio mi perdoni se posso sembrare blasfemo con questo paragone. Però le assicuro che andò così”, a parlare al settimanale DiPiù è Stefano Nones Orfei. Un epsiodio drammatico che racconta nei particolari: “Ero nella gabbia delle tigri e una di loro, Tristan, mi azzannò al collo, a pochi centimetri dalla giugulare. Persi tanto sangue, finii in codice rosso all’ospedale. Una volta salvo, mio papà mi disse: ‘Sei miracolato, Dio ti ha protetto. Adesso devi andare in chiesa per ringraziarlo di averti salvato la vita’”, le parole del figlio di Moira Orfei e Walter Nones.

E ricorda bene quegli istanti di ‘sospensione’: “In quei cinquanta secondi in cui stavo morendo mi passò tutta la vita davanti. Ero già andato nel regno dei più, nell’aldilà. In quegli istanti non riuscivo a pensare, ma davanti a me scorrevano tutte le immagini della mia esistenza. A iniziare dal giorno del mio battesimo”. Una storia pazzesca quella di Nones a cominciare proprio dal suo battesimo che è avvenuto nella “nella gabbia dei leoni. Io stesso battezzai Manfredi, il mio primo figlio avuto da Brigitta Boccoli, nella gabbia delle tigri, con don Luciano, un nostro amico prete, che si fidò di entrare lì dentro, senza provare paura nemmeno per un istante. Avrei voluto farlo anche con Brando, il mio secondogenito: battezzarlo nella gabbia delle tigri. Ma intanto avevamo chiuso il circo per il Covid. Avevo venticinque, fra tigri e leoni, tutti nati in cattività”.

Il circense parla di fede e ricorda anche di come, prima che chiudesse il circo, “prima di entrare in scena, mi facevo il segno della croce. Poi, una volta nelle gabbie delle tigri e dei leoni, di nuovo, mi facevo per quattro volte il segno della croce e recitavo il Padre Nostro e cinque Ave Maria. Tutto questo richiedeva diversi minuti, ma fino a quando non finivo non iniziavo il numero. Non era superstizione, ma fede assoluta in Dio”. E su Brigitta Boccoli, che ha sposato in una chiesta sconsacarata a Roma, dice: “In chiesa mi ero già sposato con la prima moglie, nel 1987. Ma quel che è certo è che anche con Brigitta mi sarebbe piaciuto sposarmi davanti a Dio. Mi sono rivolto alla Sacra Rota: mi hanno risposto che avrei ottenuto l’annullamento dal precedente matrimonio solo per validi motivi. Ma va bene così”.

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