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Neonati seppelliti, i giudici dispongono la perizia psichiatrica per Chiara Petrolini

La pm Francesca Arienti non si è opposta alla richiesta, ma aveva suggerito ai giudici di attendere almeno una parte di istruttoria. "Non c'è nulla nella storia di Chiara Petrolini che possa anche solo insinuare il dubbio di una patologia psichiatrica"
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Perizia psichiatrica per Chiara Petrolini, la studentessa imputata per l’omicidio di due figli appena nati. La Corte di assise di Parma, presieduta dal giudice Alessandro Conti, ha accolto la richiesta della difesa e disposto un accertamento sulla capacità di intendere e volere all’epoca dell’imputata ed eventualmente la sua pericolosità sociale. Un caso esploso l’estate scorsa quello dei neonati seppelliti nel giardino di una villetta Traversetolo (Parma). Le indagini dei carabinieri accertarono che la studentessa aveva indotto il parto in due casi, aveva tagliato il cordone ombelicale dei neonati e li aveva seppelliti sotto la finestra della sua camera. Ora è accusata di aver ucciso con premeditazione quei figli frutto di gravidanze di cui nessuno si era mai accorto. Il primo parto è del 12 maggio 2023, il secondo del 7 agosto 2024. I bambini, nati vivi, morirono per choc emorragico. Il giorno dopo il secondo parto uscì con gli amici, andò dall’estetista e in pizzeria. Poi partì con la famiglia per una vacanza a New York. Fu lì che alla famiglia fu comunicato che nel giardino era stato trovato il cadavere di un neonato.

La perizia – Il conferimento dell’incarico, a periti che saranno nominati extra-udienza, sarà fatto il 15 settembre, quando saranno sentiti anche i primi testimoni. “La domanda principale cui questo processo non è cosa ha fatto, ma chi sia Chiara Petrolini” ha detto l’avvocato Nicola Tria, difensore della giovane imputata, argomentando la propria richiesta di prove per il processo che prende il via davanti alla Corte di assise di Parma. Obiettivo è “comprendere i comportamenti di Chiara nel periodo che ha preceduto gli eventi”, ha aggiunto. Tria ha anche ricordato che il giudice per le indagini preliminari aveva rigettato la richiesta di incidente probatorio sul tema. “Sarà compito vostro capire – ha detto ai giudici – se sia già opportuno disporla adesso o più avanti. Rimetto a voi la decisione sulla perizia psichiatrica che fin d’ora chiedo sia espletata”.

La posizione della procura – La pm Francesca Arienti non si è opposta alla richiesta, ma ha suggerito ai giudici di attendere almeno una parte di istruttoria. “Non c’è nulla nella storia di Chiara Petrolini che possa anche solo insinuare il dubbio di una patologia psichiatrica“, ha detto, spiegando di comprendere la ragione per cui si chiede di indagare la mente dell’imputata e cioè dare una risposta alla domanda su come sia possibile pensare che una persona abbia uccida per due volte, a distanza di un anno, i due figli neonati. Non c’è nulla nella cartella clinica dell’imputata, né di natura psichiatria, né nella natura psicologica – ha proseguito Arienti -. Non c’è opposizione (da parte della procura, ndr), ma chiederei di attendere, di ascoltare i consulenti già nominati. In questo modo, il tribunale avrà ben più strumenti per decidere se accogliere o meno questa istanza”. La titolare dell’accusa ha spiegato la posizione della procura sottolineando che nelle testimonianze si ricostruirà come le persone che la conoscevano descrivevano una “vita da ragazza modello”. La difesa ha ribattuto che lo psichiatra che l’ha seguita “fin da subito ha parlato di disturbo della personalità con stato dissociativo”. La procura aveva chiesto l’arresto della giovane – che ora si trova ai domiciliari – accusandola di aver avuto “un disegno” nell’omicidio dei due figli.

L’ex fidanzato – A Samuel Granelli, “interessa sapere chi è Chiara, ma soprattutto perché lo ha fatto: è la sua necessità” ha spiegato l’avvocato Monica Moschioni, difensore di parte civile per il giovane. Il suo assistito “affronta il procedimento con sofferenza, che lo porta ad arrivare a scoprire qualcosa che non conosceva. Si fa accompagnare in un percorso di sostegno, vuole raggiungere la verità dei fatti”. Nessun contatto c’è stato tra i due ragazzi in aula, pur seduti non distanti: “Stiamo cercando di evitare un contatto, è molto impattante”. Il giovane aveva registrato all’anagrafe i due bambini firmando contemporaneamente gli atti di nascita e di morte dei figli con i nomi Angelo Federico e Domenico Matteo.

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