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“Il 95% degli italiani fa solo 24 minuti di pausa pranzo, i ritmi di vita sono accelerati per colpa del digitale”: il report del Censis

Eppure, l'86,7% la considera un momento importante per il proprio benessere e l'87,7% ritiene che una pausa pranzo di qualità migliori anche la produttività

di F. Q.
“Il 95% degli italiani fa solo 24 minuti di pausa pranzo, i ritmi di vita sono accelerati per colpa del digitale”: il report del Censis

Riprendiamoci il tempo per pranzare. In un report del Censis pubblicato dalla Camst, il colosso emiliano della ristorazione che in queste settimane compie 80 anni, solo il 7% degli italiani riesce a dedicare un’ora intera alla pausa pranzo nei giorni feriali. Invece la media di durata della pausa pranzo per oltre il 95% dei lavoratori intervistati è di 24 minuti. Solo il 3,3% riesce a dedicargli più di un’ora. Eppure, l’86,7% la considera un momento importante per il proprio benessere e l’87,7% ritiene che una pausa pranzo di qualità migliori anche la produttività. Non a caso, l’85% dei lavoratori ritiene fondamentale la presenza in azienda di spazi accoglienti e ben organizzati per il pranzo, capaci di offrire cibo sano, ambienti gradevoli e orari flessibili. L’87,9%, inoltre, dice di essere scontento della routine alimentare del mezzogiorno e di anelare a più tempo per nutrirsi e relazionarsi con i commensali.

Nel rapporto Censis si parla però di “food obsession” ovvero di una vera e propria mania nel seguire show cooking e reel social di gente che fa da mangiare. Sono 14 milioni quelli che si fissano davanti agli chef tv per eventi di show coking. Il 66% degli intervistati segnala che cerca di continuo ricette online o reel di cucina sui social che però non vengono praticamente mai realizzati a casa.

Presentando i risultati del rapporto Censis, i massimi dirigenti Camst hanno ricordato che gli italiani “risentono dell’accelerazione dei ritmi di vita imposti dal digitale”, ma che “nei contesti professionali emerge chiaramente che una pausa pranzo di qualità è importante per il benessere delle persone, con ricadute rilevanti anche sulla produttività”.

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