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La gita “trappola” per Alessandro Coatti ucciso in Colombia, la famiglia non ha ancora il corpo

La svolta è arrivata dopo il ritrovamento del cellulare di Coatti. La famiglia non ha ancora avuto la salma
La gita “trappola” per Alessandro Coatti ucciso in Colombia, la famiglia non ha ancora il corpo
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Una gita “trappola” in Sierra Nevada per Alessandro Coatti, 38 anni, biologo originario del Ferrarese, ucciso e fatto a pezzi nella zona di Santa Marta, nel nord della Colombia. Domenica la Procura di Roma ha fatto sapere che sono stati eseguiti quattro arresti in Colombia per l’omicidio dello scienziato, ucciso e fatto a pezzi. Gli inquirenti locali ritengono che i presunti colpevoli facciano parte di una banda specializzata in rapine ed estorsioni, già identificata alcune settimane fa, che avrebbe adescato e ingannato Coatti su un sito di incontri.

La svolta sarebbe arrivata quando, alcuni giorni dopo l’omicidio, è stata trovata una donna in possesso del cellulare di Coatti. Grazie al telefono, è stato possibile ricostruire le ore precedenti la scomparsa del biologo. Coatti aveva concordato un appuntamento perché interessato interessato a una gita

Stando all’autopsia è emerso, secondo i media colombiani, che Coatti, prima di venire sequestrato e ucciso, sarebbe stato anche drogato. Gli investigatori ipotizzano che la situazione sia “sfuggita di mano” ai rapitori e degenerata nella morte del ricercatore. Gli esami forensi dimostrano che il biologo è deceduto per una serie di colpi inferti con oggetti contundenti e solo in un secondo momento il suo corpo è stato smembrato. Le forze dell’ordine colombiane hanno anche individuato il luogo dove sarebbe avvenuto l’omicidio. Si tratta di una casa abbandonata nel quartiere San José del Pando, nel centro della capitale del distretto di Magdalena, dove le autorità hanno trovato tracce di sangue e altri indizi. I resti del corpo, poi, sono stati sparsi in diversi punti della città per depistare le indagini.

La notizia degli arresti ha raggiunto la famiglia di Coatti a Ferrara, ancora in attesa di avere la salma della vittima. “Speriamo che ne venga fuori qualcosa e che sia fatta giustizia. Lui voleva andare là e, un domani, andare ad abitare là. Voleva conoscere quella cultura”, ha commentato la cugina del biologo.

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