“Noi come Don Chisciotte contro i mulini a vento”, l’avvocato di Sempio e l’incidente probatorio per il delitto di Garlasco

Martedì 17 giugno la nuova indagine sul delitto di Garlasco avrà il suo primo punto fermo: l’inizio dell’incidente probatorio ordinato dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli e che prevederà anche la comparazione di Dna di persone non indagate. “Noi siamo come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Questa è una inchiesta insidiosa e il concorso nell’omicidio di Chiara Poggi è solo una diavoleria per riaprire nuove indagini e accusare Andrea Sempio. Io cerco di arginare ma andremo avanti così fino alla fine” dice l’avvocato Massimo Lovati, che con la collega Angela Taccia difende Sempio, il 37enne su cui la Procura di Pavia da qualche mese ha riacceso i riflettori, ritorna a criticare l’inchiesta “Il concorso tra più persone – ha ripetuto – si deduce dal fatto. E il fatto è che sulla scena del crimine c’è una impronta sola ed è a pallini”.
Il legale ricorda poi che il decreto di archiviazione della precedente indagine nei confronti del suo assistito “non è stato impugnato. E invece hanno inventato l’escamotage di un complice per iscrivere un nuovo fascicolo”. E Andrea? “Sta come sempre – ha aggiunto – e resiste. I suoi genitori invece non stanno bene, sono ammalati”. Intanto è fissato appunto per martedì alle 10.30 negli uffici della Polizia Scientifica della Questura di Milano, il primo incontro tra i periti nominati dalla gip e i consulenti delle parti processuali che parteciperanno all’accertamenti irripetibile sui reperti raccolti nelle prime indagini sull’omicidio della 26enne, avvenuto nel piccolo comune della Lomellina il 13 agosto 2007 e per cui l’allora fidanzato Alberto Stasi, sta finendo di espiare 16 anni di carcere.
Nel corso dell’incidente probatorio – per cui i periti del gip hanno chiesto 90 giorni – dovranno essere analizzati Dna e impronte in gran parte repertate e scartate in passato perché già considerate inutili o inutilizzabili. A coordinare l’accertamento irripetibile ci saranno Denise Albani e Domenico Marchigiani, i periti nominati dalla gip i consulenti dei pm, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, e della difesa, Luciano Garofano, che fu il comandante dei Ris di Parma. Per i genitori e il fratello di Chiara ci saranno Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi; per Stasi, Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni. Gli esperti, che di certo intavoleranno un confronto serrato se non addirittura una vera e propria battaglia a livello scientifico, lavoreranno sul materiale ritirato giovedì scorso nella caserma milanese dei Carabinieri e all’Istituto di Medicina Legale di Pavia.
Molto probabilmente i lavori prenderanno il via con l’esame dei verbali di custodia dei reperti, con cui dovrebbero essere stati messo nero su bianco una serie di dati: chi li ha conservati e come sono stati conservati e persino chi ha assicurato che per qualche recondito motivo non siano stati alterati. Dopo di che, prima del rinvio a una nuova data, si concorderà il programma di massima su come procedere, ovvero se analizzare prima le fascette paradesive con le impronte, tra cui la numero 10 individuata all’interno della porta di ingresso della villetta di via Pascoli, che inquirenti e investigatori ritengono molto importante e dalla quale si spera di estrapolare materiale genetico; oppure, come pare più realistico, se concentrarsi subito sulla spazzatura, e in questo caso la squadra si trasferirà nei laboratori dell’ospedale Fatebenefratelli. Oppure ancora se dedicarsi al Dna, uno dei punti nodali del caso e su cui, si ipotizza, uno scontro tra legali.
Sfumata l’ipotesi di portare in laboratorio l’intonaco (l’involucro è sparito) con la presunta manata che Sempio, assiduo frequentatore della casa dei Poggi, secondo gli inquirenti lasciò sul muro delle scale in fondo alle quali fu trovata senza vita la vittima, la partita si giocherà in gran parte sul materiale estrapolato dalle unghie di Chiara: per gli atti del processo che si è chiuso nel 2015 è ‘anonimo’, ma il progresso scientifico degli ultimi anni avrebbe consentito alla difesa di Stasi e ai pubblici ministeri di attribuirlo all’attuale indagato, a differenza della difesa e dei legali dei Poggi. Un nodo questo che si dovrà sciogliere e che sarà determinante per mettere un punto fermo all’indagine.