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“Mio padre Silvio Berlusconi? Si è arrabbiato quando mi sono fatta il piercing alla lingua. Portare questo cognome significa essere costantemente giudicati”: parla Barbara, la terzogenita del Cavaliere

"Non era sempre facile stargli accanto perché chi gli stava vicino doveva entrare nel suo mondo ed era un mondo complesso", le parole della ex dirigente del Milan alla Gazzetta dello Sport

di Giuseppe Candela
“Mio padre Silvio Berlusconi? Si è arrabbiato quando mi sono fatta il piercing alla lingua. Portare questo cognome significa essere costantemente giudicati”: parla Barbara, la terzogenita del Cavaliere

“È sempre stato un uomo dal grandissimo entusiasmo ed estremamente fiducioso nella vita. Era un ottimismo vero. Credeva nei sogni e li inseguiva con una determinazione che non ho mai visto in altre persone. Riusciva a vedere possibilità dove gli altri vedevano limiti e ci credeva così tanto che alla fine li convinceva”, così Barbara Berlusconi ricorda il padre Silvio in un’intervista alla “Gazzetta dello Sport“.

Il 12 giugno saranno passati due anni dalla morte di Berlusconi: “Il mio rapporto con lui? Un legame profondo, fatto di complicità e di tanta dolcezza. Non era sempre facile stargli accanto perché chi gli stava vicino doveva entrare nel suo mondo ed era un mondo complesso. Ma per me è sempre stato un punto di riferimento”, spiega la terzogenita del Cavaliere nata dall’amore con Veronica Lario. Un cognome importante che a volte è pesato: “Ma più che un peso era ed è una responsabilità. Portare il cognome Berlusconi significa essere costantemente osservati, giudicati. Ho imparato a viverlo con orgoglio”.

Un suo gesto ribelle da ragazza aveva fatto arrabbiare l’ex Premier: “Quando mi sono fatta il piercing alla lingua“, aggiunge Barbara che ha compiuto 40 anni e dopo un passato al Milan, nel cda nel 2011 e vicepresidente e a.d dal 2013 al 2017, è entrata nel cda del teatro alla Scala: “Cosa mi ha detto papà per entrare nel club rossonero? Con un sorriso e con queste esatte parole, che ricordo come fosse ieri: ‘Hai il cuore rossonero, ora ho bisogno che tu ci metta anche la testa’. È stato un passaggio naturale, come se avessimo sempre saputo che prima o poi avremmo condiviso anche questo. Lui al Milan ha lasciato una filosofia di gioco, un’identità vincente, un modo di stare in campo che ha cambiato la storia. Ma soprattutto ha lasciato un’eredità emotiva: il Milan del cuore. Invece, il Monza è stato un atto d’amore: la voglia di continuare a sognare e costruire. Io nel Milan o in politica? No, non mi ci vedo. Sono orientata e proiettata su altro”, conclude Berlusconi alla “Gazzetta dello Sport”.

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