“Chiara Poggi aveva una relazione con un altro uomo di Garlasco?”: è da questo interrogativo che parte l’ultimo servizio de Le Iene sul caso dell’allora 26enne uccisa il 13 agosto 2007. Alla base del reportage – realizzato dagli inviati Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese e andato in onda nella serata di martedì 3 giugno su Italia1 – è la vecchia testimonianza di un uomo, ormai deceduto, resa pubblica ora dalla trasmissione di Mediaset. Il testimone parlerebbe di una diceria che “si mormora a Garlasco”, secondo cui la 26enne avrebbe avuto una relazione parallela a quella con Alberto Stasi, l’allora fidanzato condannato in via definitiva per il delitto e oggi in regime di semilibertà. Una presunta relazione amorosa segreta che, come riportato da La Repubblica, verrebbe confermata da un presunto scambio di email intercorso tra Chiara e una sua amica, Cristina Tosi, in cui quest’ultima avrebbe chiesto alla giovane: “Come vanno i tuoi intrallazzi?”. E nella risposta Chiara avrebbe menzionato due figure distinte, identificate dalle 26enne con l’appellativo di “piccioni”.
Un’ipotesi, dunque, che si affianca alle dichiarazioni rilasciate da Gianni Bruscagin, il presunto “supertestimone” de Le Iene che alla trasmissione aveva riferito la sua versione su quanto sarebbe accaduto il giorno dell’omicidio di Poggi. Al programma investigativo, infatti, l’uomo aveva ricordato la testimonianza di una sua conoscente, la cui zia sarebbe stata vicina di casa della nonna delle sorelle Cappa, le cugine di Chiara mai indagate. Bruscagin aveva spiegato a De Giuseppe che la signora avrebbe confidato alla nipote di aver visto una delle due sorelle – secondo Le Iene l’uomo si riferirebbe a Stefania (non indagata) – mentre tentava di entrare in quell’abitazione sul canale di Tromello (Pavia), il giorno dell’omicidio, con un “borsone pesante” ed “era talmente agitata che non riusciva ad infilare la chiave nella porta”. Il presunto “supertestimone” aveva poi specificato che Cappa sarebbe entrata in casa “e poi è uscita senza borsa”, aveva dichiarato.
Nel servizio in onda il 3 giugno spazio anche ad un’intervista esclusiva alla madre di Stasi, che si dice convinta “dell’innocenza di Alberto”, e a Massimo Lovati, uno dei legali di Andrea Sempio – amico di Marco Poggi, fratello della vittima – che ad oggi risulta essere l’unico indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia sul caso Garlasco. In attesa dei prelievi di dna e, soprattutto, dell’incidente probatorio sui reperti, rianalizzati con nuove tecniche o mai repertati e previsto per il prossimo 17 giugno, che potrebbero fornire nuovi elementi alle indagini.
Le parole della madre di Stasi – “Sono convinta che un giorno la verità verrà fuori”. A dirlo, in esclusiva a Le Iene in un’intervista realizzata 8 anni fa ma pubblicata solo oggi, è Elisabetta Ligabò, la madre di Alberto Stasi, all’epoca dei fatti fidanzato di Chiara Poggi e successivamente condannato in via definitiva per l’omicidio della giovane. “Sono convinta dell’innocenza di Alberto”, aggiunge la donna che, quindi, ribadisce fermamente la presunta non colpevolezza del figlio. “È stata un’ingiustizia totale perché hanno indagato solo Alberto senza guardarsi intorno, non è stato fatto tutto quello che si poteva fare – prosegue Ligabò -. Lui è stato assolto due volte e poi, niente, cosa sia successo è un mistero. Sono schifata da tutto quello che è stato detto, noi abbiamo sempre ritenuto di non parlare”. La donna, che non sapeva di essere stata ripresa ma è stata avvisata solo al termine dell’intervista, ha poi parlato dei rapporti con i genitori della 26enne: “Non ci sono più rapporti, rispetto la loro scelta di allontanarsi”.
Le parole di Massimo Lovati – Nel corso del servizio è stata anche mostrata un’intervista al legale di Andrea Sempio, colui che, al momento, risulta essere l’unico indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia: “Gli elementi indiziari di allora (la prima indagine su Sempio poi archiviata, ndr) sono ancora quelli di oggi, ma ci sono consulenze tecniche di parte che sosterrebbero che quello che non si poteva leggere prima oggi si può leggere perfettamente (De Giuseppe menziona le tracce di DNA presenti sotto le unghie di Chiara, ndr). Se il DNA trovato sulla vittima combaciasse con quello di Sempio? Questo è uno scenario a cui non voglio pensare perché per me non sono uguali i due DNA”, afferma l’avvocato. Che, poi, risponde anche alle domande dell’inviato sulla difesa di Sempio: “Lo scontrino non è un alibi perché lì non ci è mai stata un’accusa, Andrea è andato all’interrogatorio, si ricordava dello scontrino, è andato a prenderlo e l’ha consegnato, cosa c’è di strano?”. Poi ancora: “Le telefonate a casa Poggi erano per Marco. Sempio sapeva che fosse in vacanza? Non significa nulla, Marco mica era a New York, quei ragazzi lì vanno e vengono: lui stava cercando Marco, non Chiara. Andrea non si è presentato all’interrogatorio perché mi facevano delle domande suggestive, io mi astengo perché la legge mi dà il diritto di astenermi. Sono convinto che Sempio non c’entri nulla e che sia innocente, lui mi ha sempre detto di non aver conosciuto né le sorelle Cappa, né Stasi”, spiega Lovati.
Il legale, infine, conclude con un commento su Alberto Stasi: “Fa un racconto pieno di inesattezze: lui dice che è andato lì e ha scavalcato il muretto, che però è alto due metri. Alla Procura nel 2007 dovevano chiedergli come aveva fatto a scavalcare il muro, poi prendere le impronte e fargli provare a scavalcare di nuovo il muro. La domanda è: perché Stasi dice le bugie? Copre gli altri, si capisce benissimo che è un racconto che qualcuno gli ha detto di dire, un mandante. Chi è? Eh, bella domanda”, sottolinea l’avvocato. Prima di affermare: “Sappiamo che lei (Chiara, ndr) aveva scoperto delle cose compromettenti sul Santuario della Bozzola, c’era la pedofilia, c’era un sacco di gente, un sacco di adepti. Nel 2007 hanno trovato nella casa di un personaggio a Garlasco 20 minorenni. Cosa scopre Chiara? Scopre il problema della pedofilia e l’organizzazione criminale che gestiva il traffico l’ha uccisa”, conclude l’avvocato.
La testimonianza esclusiva de “Le Iene” – Il servizio, infine, si conclude proprio con la testimonianza di un uomo, oggi non più in vita, che diversi anni fa avrebbe parlato con i due inviati della trasmissione: “Questa cosa qui l’ho detta (ai Carabinieri, ndr) due anni dopo. Quella mattina lì erano le 7-7.30 mi sono alzato, e andando in bici d’estate vedo con la coda dell’occhio in Via Pascoli una figura curva sulla bicicletta, non vi so dire chi fosse, forse una donna”. Le ipotesi sull’orario della morte di Poggi, inizialmente, furono molte, tra cui la possibilità che l’omicidio fosse avvenuto nella tarda mattinata. “Ascoltando il tg dicevano che era morta a mezzogiorno e io non l’ho collegato – spiega ancora il presunto testimone -. Poi però tempo dopo è uscita la notizia che Chiara era morta intorno alle 9 e mi è venuto un flash, ci ho pensato su e sono andato dai Carabinieri, mi hanno interrogato dalle 5 fino a mezzanotte”. La testimonianza dell’uomo ascoltato dal programma di Mediaset, poi, si sofferma su una diceria che “si mormora a Garlasco”. I due inviati de Le Iene, in questo caso, preferiscono non riferire il nome e il cognome detti dal testimone, specificando, però, che l’uomo ha parlato di “un signore che aveva un debole per Chiara facendo intendere che si trattasse di una relazione amorosa”, racconta De Giuseppe. Una versione che, all’epoca, avrebbe spaventato anche l’uomo, il quale sembrerebbe essersi pentito del suo racconto: “Io non l’ho detta questa cosa, è così delicata, sono tutte cose a mezz’ombra che non si possono dire e non mi voglio dare una mazzata in testa. Ma se qualcuno da lontano sapeva e riuscisse a collegare delle cose…”, conclude.
La famiglia Poggi: “Assillante campagna diffamatoria” – “La famiglia Poggi è da settimane vittima di una assillante campagna diffamatoria da parte di organi di informazione e social, che non sta purtroppo risparmiando nemmeno la amata Chiara. Ieri sera la trasmissione le Iene ha addirittura adombrato una presunta relazione sentimentale di Chiara con un ‘uomo adulto’, utilizzando a tal fine le risalenti dichiarazioni di una persona deceduta, già all’epoca ritenute del tutto false – scrivono in una nota gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna -. La continua sovrapposizione fra fughe di notizie, vere o presunte, riguardanti l’attività di indagine e le autonome ricostruzioni romanzesche liberamente costruite dai soggetti più vari, ha determinato l’incontrollabile diffusione di ogni genere di insinuazioni in totale dispregio della realtà dei fatti e del rispetto dovuto ad ogni singola persona a qualsiasi titolo coinvolta nelle vicende in questione. Nell’auspicio che le autorità preposte possano a loro volta contribuire a porre fine a simili reiterate condotte illecite, la famiglia Poggi provvederà da parte sua ad ogni opportuna iniziativa giudiziaria a tutela della dignità e dell’onore di Chiara”.
Aggiornato da redazioneweb il 4 giugno 2025 alle 9.44