Un’ex assistente personale di Puff Daddy, che afferma di essere stata violentata da lui, ha svelato i messaggi d’amore che l’imputato le ha inviato per anni, dopo la fine del suo rapporto di lavoro nel 2017, affermando di essere stata “plagiata”. È la terza testimonianza in tribunale dell’ex assistente dell’imputato per traffico sessuale e racket del magnate della musica. Il processo è entrato nella quarta settimana di deposizioni.
La donna, che ha testimoniato con lo pseudonimo di “Mia”, ha respinto le accuse dell’avvocato difensore Brian Steel secondo cui avrebbe inventato le sue affermazioni per trarre profitto “dalla corsa al denaro #MeToo contro Puff Daddy”.
Mia era sul banco dei testimoni per il suo terzo e ultimo giorno al processo federale per traffico sessuale e racket a Manhattan, giunto alla sua quarta settimana di deposizioni. Puff Daddy, si è dichiarato non colpevole. I suoi avvocati ammettono che potrebbe essere violento, ma lui nega di aver usato minacce o la sua influenza nell’industria musicale per commettere abusi.
L’avvocato Steel ha fatto leggere ad alta voce a Mia numerosi messaggi di testo che aveva inviato a Combs. Nel 2019 ha rivelato a Puff Daddy di essere stata salvata da un incubo in cui era rimasta intrappolata in un ascensore con R. Kelly, già condannato per traffico sessuale. “E la persona che ti ha aggredita sessualmente è venuta in tuo soccorso?”, ha chiesto Steel incredulo per poi riformulare la domanda, chiedendole se voleva davvero di essere salvata da un uomo “che ti ha terrorizzata e ti ha causato disturbo post traumatico di stress?”. È stata una delle tante obiezioni durante un controinterrogatorio combattivo e spesso tortuoso, in contrasto con il trattamento più mite riservato dalla difesa agli altri testimoni dell’accusa.
Diverse volte, il giudice ha interrotto Steel, intimandogli di andare avanti o di riformulare domande complesse. In un messaggio del 29 agosto 2020 a Puff Daddy, Mia ha ricordato i momenti felici dei suoi otto anni di lavoro per lui – come bere champagne alla Torre Eiffel alle 4 del mattino e rifiutare l’offerta del frontman dei Rolling Stones Mick Jagger di accompagnarla a casa – dicendo di ricordare solo “i bei momenti”.
Nello stesso messaggio, Mia ha detto di essersi sentita una volta “imbrogliata” da una donna. Steel le ha chiesto perché non dicesse che anche Puff Daddy l’aveva imbrogliata. “Perché ero ancora sotto lavaggio del cervello”, ha risposto Mia. Quando le è stato chiesto di spiegare, Mia ha detto che in un ambiente in cui “gli alti erano davvero alti e i bassi erano davvero bassi”, aveva sviluppato “un’enorme confusione nel fidarsi del proprio istinto”.
Quando Steel ha insinuato che le sue accuse di aggressione fossero inventate, Mia ha risposto: “Non ho mai mentito in quest’aula di tribunale e non mentirò mai in quest’aula di tribunale. Tutto quello che ho detto è vero“.
Ha affermato di aver sentito l’obbligo morale di parlare dopo che altri si erano fatti avanti contro Combs, dicendo ai giurati: “È stato un lungo processo. Sono in terapia“. Mia sostiene che Puff Daddy l’abbia baciata con la forza e molestata alla sua festa per il quarantesimo compleanno, e l’abbia violentata mesi dopo in una stanza degli ospiti nella sua casa di Los Angeles.
La scorsa settimana ha testimoniato che le aggressioni erano “casuali, sporadiche, così stranamente distanziate” che non pensava si sarebbero ripetute. Per molto tempo, ha detto Mia, ha tenuto per sé le aggressioni, rimanendo in silenzio anche dopo che la sua amica, l’ex fidanzata di lunga data di Combs, Cassie Ventura, ha fatto causa a Puff Daddy nel novembre 2023 accusandolo di abusi sessuali. La causa, patteggiata in poche ore per 20 milioni di dollari, ha dato il via all’indagine penale di Combs. Mia ha seguito Cassie come seconda dei tre testimoni chiave dell’accusa. La terza, che usa lo pseudonimo “Jane”, testimonierà più avanti questa settimana.