Contro l’epidemia di morbillo gli scienziati suggeriscono di vaccinare i bambini a partire dai 4 mesi

Per contrastare l’epidemia globale di morbillo – che negli Usa ha fatto registrare anche la morte di due bambini – la comunità scientifica si sta confrontando sull’opportunità di raccomandare la vaccinazione precoce dei bambini, anticipando l’inizio del ciclo di immunizzazione contro questa malattia altamente contagiosa. Secondo una revisione sistematica condotta dal Murdoch Children’s Research Institute (Mcri), in Australia, la vaccinazione contro il morbillo nei bambini a partire dai quattro mesi di età è un’ipotesi che vale la pena considerare seriamente, dato che solo il 30% dei neonati nei paesi a basso e medio reddito risulta protetto dagli anticorpi materni entro i quattro mesi di età.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di somministrare la prima dose del vaccino contro il morbillo tra i 9 e i 12 mesi di vita del bambino nell’ambito di un programma di immunizzazione a due dosi. Tuttavia, in caso di epidemia, l’Oms prevede un’eccezione, raccomandando la vaccinazione a 6 mesi in aggiunta al programma vaccinale di routine a due dosi.
La nuova revisione, pubblicata sul The Journal of Infectious Diseases, ha analizzato 34 articoli contenenti dati relativi a 8.000 bambini di età inferiore ai 9 mesi provenienti da Paesi a basso e medio reddito. Dai risultati è emerso che i livelli di anticorpi materni contro il morbillo sono più alti alla nascita, pari all’81%, poi diminuiscono rapidamente al 30% entro i 4 mesi, arrivando al 18% a 7 mesi di vita. Per questo i ricercatori ritengono che somministrare la prima dose tra i 4 e i 7 mesi di vita produce una risposta immunitaria positiva e può considerarsi altamente efficace nel prevenire il morbillo.
“Poiché il 70% dei bambini non presenta anticorpi contro il morbillo entro i quattro mesi di vita – afferma Lien Anh Ha Do, ricercatrice del MCRI e autrice dello studio – rimangono senza protezione prima di raggiungere l’età in cui è possibile vaccinarsi, ovvero tra i 9 e i 12 mesi. Una prima dose precoce di vaccino potrebbe fornire una protezione duratura per tutta la prima infanzia, colmando le lacune immunitarie. Questo risultato potrebbe essere ottenuto somministrando in anticipo la prima dose o aggiungendo una dose precoce extra al consueto schema vaccinale a due dosi”.
Tuttavia, Kim Mulholland del Mcri ha affermato che esistono diversi ostacoli, tra cui il rapporto costo-efficacia nella somministrazione di un maggior numero di dosi, la gestione dell’esitazione vaccinale e dell’assunzione. Inoltre, si teme che una prima dose precoce potrebbe ridurre l’efficacia del vaccino man mano che il bambino cresce. “I bambini in età scolare sono i principali trasmettitori del virus, quindi prevenire le infezioni durante l’infanzia è fondamentale per limitare la diffusione della malattia e promuovere gli sforzi per eliminare il morbillo”, spiega Mulholland. “Tuttavia, una prima dose somministrata in anticipo – continua – può comportare una riduzione più rapida degli anticorpi contro il morbillo nei bambini vaccinati nella prima infanzia. Inoltre, aggiungere una terza dose sarà difficile, dato che i Paesi a basso e medio reddito stanno già faticando a somministrare una seconda dose nell’ambito dell’attuale programma di vaccinazione contro il morbillo”.
Darren Ong, ricercatore del Mcri, afferma che per raggiungere l’immunità di gregge contro la trasmissione del morbillo almeno il 95% della popolazione deve ricevere sia la prima che la seconda dose. “Raggiungere e mantenere questa copertura vaccinale è una sfida significativa”, sottolinea. La pandemia Covid-19 ha peggiorato la situazione interrompendo le campagne globali di vaccinazione di routine e di recupero, alimentando inoltre l’esitazione vaccinale. “Il morbillo ha un impatto significativo soprattutto sui neonati, che dipendono da una significativa immunità di gregge”, dice Ong. “La scarsa copertura vaccinale ha scatenato vaste epidemie di morbillo in diversi paesi dall’inizio del 2024”, aggiunge.
L’attuale aumento delle infezioni da morbillo è stato significativo, con quasi 400.000 casi di morbillo segnalati a livello globale nel 2024 e oltre 16.000 nei primi due mesi del 2025. Secondo Claire von Mollendorf, docente del Mcri sono necessari approcci nuovi e innovativi per controllare e gestire al meglio questa crisi sanitaria globale. “Negli ultimi due decenni si sono registrati pochi miglioramenti nel controllo del morbillo a livello mondiale ed è probabile che la situazione non farà che peggiorare drasticamente”, evidenzia. “I test diagnostici rapidi migliorerebbero notevolmente i sistemi di sorveglianza per la diagnosi precoce e il monitoraggio delle epidemie, orientando così le risposte di sanità pubblica. Nuovi studi clinici randomizzati per valutare l’efficacia di un programma di somministrazione precoce – conclude – contribuirebbero inoltre a proteggere i neonati non adeguatamente protetti dagli anticorpi materni”. La Nuova Zelanda non ha avuto alcun indugio. Ha infatti ufficialmente raccomandato di somministrare un’ulteriore dose di vaccino contro il morbillo ai bambini di età pari a 4 mesi prima di recarsi in paesi in cui il virus è endemico.
Valentina Arcovio