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“Dei 6mila chilometri di costa, solo il 6% è naturalmente sabbioso o ciottoloso”: la preoccupazione degli esperti dopo il boom di spiagge artificiali in Croazia

“Il nostro problema è lo spazio”, ha spiegato Dalibor Carevic, professore di ingegneria civile costiera all’Università di Zagabria

Testo di F. Q.
“Dei 6mila chilometri di costa, solo il 6% è naturalmente sabbioso o ciottoloso”: la preoccupazione degli esperti dopo il boom di spiagge artificiali in Croazia

In Croazia, l’industria turistica continua a crescere e a trasformare la costa per far fronte alla domanda dei turisti. Ma dietro le immagini da cartolina si celano lavori di modifica massiccia delle spiagge e interventi artificiali sempre più invasivi. “Il nostro problema è lo spazio”, ha spiegato Dalibor Carevic, professore di ingegneria civile costiera all’Università di Zagabria. “Dove vuoi mettere tutti questi turisti che vogliono solo sdraiarsi sulla spiaggia?” Dei 6.000 chilometri di costa croata, solo il 6% è naturalmente sabbioso o ciottoloso.

Primosten, tra Spalato e Zara, è uno degli esempi più eclatanti. Una spiaggia creata quasi da zero, dove fino agli anni Sessanta c’erano solo rocce. “E a quel tempo non c’era la spiaggia”, ha raccontato il sindaco Stipe Petrina all’AFP. “Qui tutto era roccia”. Poi, con l’arrivo del turismo, le prime modifiche. “Ci descrivevano come i selvaggi di Primosten”, ha aggiunto. “È vero, abbiamo preso (rocce) dalla cava. E tutto quello che c’era, tutto quello che ci dava fastidio, lo abbiamo spianato. E sì, siamo stati accusati di aver distrutto le rocce. Va bene. Ma oggi queste spiagge, dove il 95% delle persone nuota, ci sono”. Il sindaco rivendica il diritto di “dare a tutti la possibilità di accedere a questo bene pubblico che è il mare”, anche a costo di scontrarsi con ambientalisti e oppositori locali.

Il turismo a Primosten ha superato le 90.000 presenze annue. Secondo il professor Carevic, il problema è più ampio. “Quanto più cresce il contributo economico della costa, tanto più spazio viene sottratto al mare”, ha detto. “Non solo per ampliare le spiagge, ma anche per costruire parcheggi, porti, strade… Stiamo rendendo artificiale la nostra costa. Su larga scala”. E la natura subisce l’altera degli equilibri. In Croazia sfociano pochissimi fiumi, e l’apporto di sedimenti è minimo. Questo rende il mare meno capace di assorbire i cambiamenti, e più vulnerabile agli interventi.

Ma non tutto è compromesso. A Sakarun, sull’isola di Dugi Otok, da tre anni i camion non passano più. “La posidonia protegge ciò che c’è sotto, protegge la sabbia”, ha spiegato Kristina Pikelj, docente di geologia e attivista. “Ogni volta che la rimuoviamo, creiamo erosione”. Il suo progetto coinvolge anche studenti universitari, impegnati nel monitoraggio e nella sensibilizzazione. “Esistono delle soluzioni”, insiste. “Certo, ci vuole lavoro, come ogni cosa, e soldi, ma i soldi vanno investiti”. Intanto, le spiagge artificiali rischiano di scomparire sotto l’effetto del riscaldamento globale.

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