
Il racconto del comandante della forza di difesa aerea russa, Yuri Dashkin, a Rossiya-24 vede il presidente come obiettivo di un raid con i droni lo scorso 20 maggio
L’elicottero su cui il presidente russo Vladimir Putin ha compiuto la sua recente visita il 20 aprile nella regione di Kursk sarebbe stata “bersaglio” di un “massiccio attacco di droni” ucraini, che è stato respinto, secondo quanto ha affermato a Rossiya-24 il comandante della forza di difesa aerea russa, Yuri Dashkin.
Il velivolo a bordo del quale c’era il capo del Cremlino, accusa la Russia, “è stato di fatto al centro del respingimento di un attacco su larga scala da parte di droni nemici”. L’intensità dell’attacco durante il volo sul territorio della regione di Kursk è “aumentata significativamente” e quindi “abbiamo dovuto simultaneamente condurre una battaglia di difesa aerea e garantire la sicurezza del volo dell’elicottero presidenziale”, ha dichiarato Dashkin.
In occasione della visita, Putin ha incontrato combattenti e volontari e ha parlato con sindaci e col governatore Aleksandr Khinshtein che guida la regione parzialmente invasa da truppe ucraine e che Mosca afferma essere stata, grazie anche all’apporto di truppe nordcoreane, completamente “riconquistata” il 26 aprile scorso. Il tentativo di uccidere il presidente russo è un’operazione difficile da immaginare anche a causa delle implicazioni che porterebbe.
L’accusa, oltretutto, arriva in un momento in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha più volte invitato il Cremlino e lo stesso Putin a un faccia a faccia nel tentativo di chiudere il conflitto. Allo stesso tempo, dall’inizio della guerra, i capi militari ucraini hanno affermato in almeno in un’occasione di considerare il presidente russo un legittimo obiettivo da colpire durante la guerra.