Strage Capaci, Mattarella: “Dare continuità all’opera di sradicamento della mafia. Vanno colte le sue trasformazioni”

È necessario “dare continuità all’opera di sradicamento della mafia“. Il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 33esimo anniversario della strage di Capaci, parla degli sforzi che ancora politica e istituzioni devono mettere in campo contro la criminalità organizzata. Citando la celebre frase del giudice Giovanni Falcone, che ha perso la vita nell’attentato, “la mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine”, il capo dello Stato ha ricordato che quelle parole “sollecitano coerenza e impegno educativo, spronando chiunque nella società a fare la propria parte insieme alle istituzioni, a ogni livello”. Solo ieri 22 maggio, il capo dello Stato ha fatto saltare una deroga ai controlli antimafia proposta del ministro Matteo Salvini all’interno del dl infrastrutture. Un intervento al quale il leader della Lega ha risposto sfidando il Quirinale e proponendo di rimetterla passando dal Parlamento.
Oggi il capo dello Stato ha rilanciato: “La mafia ha subìto colpi pesantissimi, ma all’opera di sradicamento va data continuità, cogliendo le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza”. Per questo resta l’importanza di “tenere sempre alta la vigilanza, coinvolgendo le nuove generazioni nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali”.
Quindi Mattarella ha ribadito: “L’attacco feroce e sanguinario che la mafia compì trentatré anni or sono a Capaci, e che ripeté poche settimane più tardi in via D’Amelio a Palermo, costituisce una ferita tra le più profonde della nostra storia repubblicana”. E ancora: “Il primo pensiero, commosso oggi come allora, va a chi perse la vita: Giovanni Falcone insieme a Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. A loro è unito indissolubilmente il ricordo di Paolo Borsellino, di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Servitori dello Stato, che la mafia uccise con eclatante violenza per piegare la comunità civile. Quelle tragedie generarono una riscossa della società e delle istituzioni. L’azione stragista svelò la minaccia alla libertà di ogni cittadino. Il contrasto alla mafia si intensificò fino a scardinare le posizioni di comando dell’organizzazione criminale”, afferma il capo dello Stato ricordando come “nella memoria viva di Falcone e Borsellino”, il 23 maggio sia dunque “diventata la Giornata della legalità”.