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“Puff Daddy mi ha minacciata di morte perché l’avevo visto mentre picchiava con pugni e calci l’ex fidanzata”: la deposizione di Dawn Richard in tribunale

Durante la deposizione la Richard confermato che il produttore avrebbe detto a lei e a un'altra donna che aveva assistito all'aggressione che "saremmo potute scomparire"

di F. Q.
“Puff Daddy mi ha minacciata di morte perché l’avevo visto mentre picchiava con pugni e calci l’ex fidanzata”: la deposizione di Dawn Richard in tribunale

Al banco dei testimoni, lunedì 19 maggio, nel processo a Puff Daddy, dietro le sbarre per violenze e traffico sessuale, è apparsa la cantante Dawn Richard che ha affermato che il produttore l’avrebbe minacciata di morte, dopo averlo visto picchiare con violenza, l’allora fidanzata, Cassie Ventura.

L’accusa ha utilizzato le testimonianze della Richard e dell’ex migliore amica di Cassie Ventura per dimostrare che Puff Daddy ha fatto ricorso a violenza e minacce contro di loro. L’ex magnate del pop si è dichiarato non colpevole, ma un suo ex dipendente ha affermato che egli avrebbe definito Cassie “molto malleabile”, suggerendo un atteggiamento di controllo e sfruttamento della sua posizione di potere.

Durante la deposizione la Richard confermato che il produttore avrebbe detto a lei e a un’altra donna che aveva assistito all’aggressione che “saremmo potute scomparire” se non fossero rimaste in silenzio. Il procuratore aggiunto degli Stati Uniti Mitzi Steiner ha chiesto alla Richard cosa intendesse con “saremmo potute scomparire”. “Che potremmo morire”, ha risposto prontamente la Richard, dicendo di essere scioccata perché tutto questo era accaduto proprio mentre stava iniziando a registrare con l’imputato il brano “Dirty Money”, un trittico con lui e un altro cantante R&B.

Puff Daddy, 55 anni, è stato accusato di aver sfruttato il suo status di potere nel mondo dello spettacolo per abusare di donne, tra cui Cassie Ventura, attraverso minacce e violenza per due decenni, dal 2004 fino al suo arresto lo scorso settembre. L’artista si è dichiarato non colpevole, mentre i suoi legali sostengono che i pubblici ministeri abbiano raccolto prove di violenza domestica, ma non dei reati federali contestati.

Prima di concludere la giornata, la migliore amica di Cassie per 17 anni ed ex assistente personale di Puff Daddy ha testimoniato di essersi sentita sotto pressione mentre i pubblici ministeri cercavano di scoprire prove che il producer gestisse un’organizzazione criminale che si affidava ai dipendenti per aiutarlo a controllare Cassie e altre donne della sua vita. La testimonianza sui presunti maltrattamenti di Cassie da parte dell’ex magnate dell’hip hop non ha quasi menzionato gli “sbalzi d’umore” legati all’uso di droghe che avevano dominato la testimonianza della scorsa settimana, quando Cassie aveva spiegato per quattro giorni come il suo desiderio di una relazione amorosa con Puff Daddy l’avesse invece portata alle sue frequenti relazioni sessuali con escort maschili, che l’avevano lasciata troppo esausta per proseguire la sua carriera musicale.

La testimonianza della Richard ha descritto episodi di violenza fisica di Puff Daddy nei confronti di Cassie, inclusi colpi alla testa, strozzature, trascinamenti e schiaffi. La donna ha riferito di aver visto Combs picchiare ripetutamente la sua ragazza, prendendola a pugni, calci e soffocandola.

Le percosse arrivavano quando Cassie si difendeva, “se aveva un’opinione su qualcosa”, ha detto la testimone, che si esibiva anche nel gruppo Danity Kane. Ha detto che anche lo staff di Puff Daddy, comprese le sue guardie del corpo, ha assistito a violenze, ma “non reagivano. Non facevano nulla”. Inoltre ha detto che il produttore si arrabbiava – a volte con violenza – quando lei e altri artisti si offrivano di aiutare Cassie a scrivere canzoni.

L’avvocato difensore, Nicole Westmoreland, ha dichiarato in aula che la Richard stava testimoniando perché era arrabbiata con l’imputato per aver bloccato, in quel tempo, qualsiasi progetto musicale che la riguardasse e perché ha una causa pendente contro di lui. “Hai pensato che il mio assistito ti abbia rovinato la carriera non una, ma due volte?” chiese Westmoreland. “Sì”, ha risposto la Richard. Lei sostenne, tuttavia, di essere triste, non arrabbiata, per la fine del gruppo musicale, e di aver intentato causa all’imputato perché l’ha maltrattata e le ha trattenuto i guadagni.

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