È la Roma criminale, al centro di faldoni decisamente spessi e di un romanzo che sembra possa essere ancora riscritto, che ha ispirato una delle ultime puntate di Pulp Podcast, la rubrica condotta dal rapper Fedez e da Mr. Marra in compagnia stavolta di Antonio Mancini, l’”Accattone” della Banda della Magliana: il gruppo di criminali che dalla fine degli anni ’70 all’inizio dei ’90, ha dominato le strade di Roma. Non fa sconti al suo racconto, e arriva anche a parlare degli omicidi commessi, tre tra cui uno a danno di un “caro amico”. “Tranne in quel caso, non ho provato nulla: o loro o io”, confessa con freddezza.
L'”Accattone”
Dopo una vita di rapine, traffici illeciti e omicidi, Mancini nel ‘93 ha iniziato a collaborare con la giustizia in seguito a 20 anni di carcere e quando già era fuori “Ma non mi definisco pentito”, ci tiene a sottolineare. Coi suoi racconti, Mancini ha comunque contribuito a far emergere tutte le verità sulla banda, o quasi. Adesso Mancini vive a Jesi dove lavora come accompagnatore per persone con disabilità ma il ricordo di quegli anni è ancora vivo. Ma nella puntata di “Pulp Podcast” ha iniziato il suo racconto partendo proprio dal romanzo e dal film ispirati alla sua banda (in cui il personaggio ispirato a lui era soprannominato “Ricotta”) che però Mancini non ha apprezzato. “Se uno non conosce la storia pensa sia un pappamolle”, ha detto durante l’intervista che ha squarciato il velo anche su quel tunnel che oltrepassando il Tevere, congiungeva la Banda al Vaticano. Poi, ci restituisce il suo ritratto di uno dei membri della cosiddetta vecchia guardia del suo gruppo, Enrico De Pedis, trucidato in un agguato nel 1990 in via del Pellegrino a Roma.
Renatino
“A me i soldi piaceva magnarmeli. De Pedis invece pensava di arrivare a qualche sottosegretariato. Ma è possibile che ha fatto i morti e le rapine con me, ed è morto da incensurato?”, racconta Mancini ricordando il leader della fazione testaccina della banda che fu sepolto (prima della traslazione al cimitero del Verano) nella cripta della basilica di Sant’Apollinare. E prima ancora della famosa telefonata a “Chi l’ha visto” in cui l’anonimo telespettatore disse in diretta alla conduttrice Federica Sciarelli che “per risolvere il mistero di Emanuela Orlandi basta vedere chi è sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare” (che ospitava la scuola di musica frequentata dalla cittadina vaticana scomparsa nel 1983) Mancini rivendica a Fedez e Marra che fu proprio lui, sempre nel 2005, a collegare per la prima volta pubblicamente la tomba di De Pedis alla Magliana, in un’intervista al Corriere della Sera con Andrea Garibaldi. Il coinvolgimento di De Pedis nel mistero della Vatican Girl è stato tracciato del resto anche dal magistrato Giancarlo Capaldo che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Ma Mancini ribatte: “La cosa si è scatenata quando è arrivata in televisione, io con la Sciarelli nemmeno ci volevo parlare all’inizio. Soltanto dopo sono arrivati i magistrati”. Per Accattone “Tutto verte sui soldi e sulla nuova fazione della banda (e cita Massimo Carminati), perché noi eravamo tutti dentro. Questi soldi transitavano per il Banco Ambrosiano che aveva dei problemi, la banda li aiutava con la liquidità. De Pedis e Carminati volevano arrivare a ripulirsi del tutto. Quindi davano questi soldi al Banco Ambrosiano con l’impegno di riprenderli con gli interessi, ma non c’era nessuna carta firmata”, dice Mancini.
Il caso Orlandi
Da qui, passando per lo Ior (la banca Vaticana più volte tirata in ballo in merito al crack del Banco Ambrosiano) si finisce sul giallo più impenetrabile d’Italia. “La banda della Magliana c’entra con il sequestro di Emanuela Orlandi?”, chiede Fedez ma Mancini ribadisce: “Certo, ma non chiamiamola Magliana, era quel gruppo lì”, in riferimento ai testaccini, “la vecchia guardia” del gruppo di malviventi. Dopo 42 anni, la sorte della cittadina vaticana è ancora avvolta dal buio. “E sono ancora loro che mettono i bastoni tra le ruote per arrivare alla verità”, dice Mancini. “Lo Stato? La Chiesa?” chiede Fedez e l’uomo di colpo si blocca: “Guarda, Federì, io non ho problemi a rispondere a niente, però qui mi fa male allo stomaco. Per dire questa cosa mi devo consultare anche col mio avvocato”. Ma lasciando intendere di sapere qualcosa in più, aggiunge: “Se l’ha presa De Pedis, la ragazzina a casa gliela mandava viva, lo sai perché? Perché era quello che la portava al Parlamento, ai livelli alti. Voi non conoscevate Renatino. Renatino De Pedis non l’ha uccisa di sicuro, perché lui voleva arrivare in alto, non aveva il minimo interesse a farla fuori. Se lei avesse avuto bisogno di un indumento, Renatino gliel’avrebbe comprato da Prada”.