L’iniziativa per l’ambiente degli amici di Alberto Trentini. Attesa da Roma a Caracas per il cooperante detenuto

Si sono radunati domenica 18 maggio per ripulire i Murazzi del Lido di Venezia. Indossavano magliette con gli stessi colori, la stessa frase, lo stesso volto. Che è quello di Alberto Trentini, il cooperante 45enne detenuto in Venezuela dal 15 novembre e del quale da allora non si hanno più notizie ufficiali. Anche se, mentre procede incessante il lavoro della Farnesina e della diplomazia, si aprono i canali per una visita consolare. A organizzare l’iniziativa sono ancora una volta i suoi amici, che si sono trovati in tarda mattinata per ripulire cinque chilometri di diga in pietra d’Istria tra Ca’ Bianca e zona Alberoni. “Non è solo un’azione concreta per l’ambiente, ma anche un gesto d’affetto, di solidarietà e di vicinanza verso un amico che ci manca profondamente – è il testo a cui dà lettura uno degli amici – I murazzi, questo luogo unico e bellissimo, sono sempre stati nel suo cuore”, dice ancora, ricordando che in quel posto Alberto “ricaricava le energie” ogni volta che tornava dai viaggi di lavoro all’estero ed era molto attivo nella tutela ambientale. L’affetto della comunità è palpabile: “Da sei mesi sei lontano, bloccato in Venezuela, ma qui nessuno si è dimenticato di te e del tuo amore per questo luogo”, si legge in un post sulla pagina Facebook “Alberto Trentini Libero”. Di fatto la mobilitazione della società civile non si è mai fermata: dal digiuno a staffetta – sostenuto anche dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia e da don Luigi Ciotti – che dal 5 marzo ha raccolto quasi duemila adesioni fino alla raccolta firme su Change.org, che ha raggiunto oltre 105mila firme.
La delegazione per il Papa – Mentre gli amici del cooperante erano ai Murazzi, in piazza San Pietro una delegazione del Venezuela ha presenziato la cerimonia di insediamento di papa Leone XIV. C’erano la sindaca di Caracas, Carmen Meléndez, l’ambasciatore venezuelano presso la Santa Sede, Franklin Zeltzer, e quello a Zurigo Roy Chaderton. “Il popolo cattolico è in festa, e il Venezuela è presente”, ha scritto Meléndez su Instagram. La loro visita a San Pietro aveva un obiettivo: rientrare a pieno titolo nella comunità internazionale. E la Santa Sede si propone – citando le parole pronunciate quel giorno da papa Leone XIV – come “lievito di unità, di comunione, di fraternità”, soprattutto in queste occasioni. Alla pari di altri rappresentanti diplomatici presenti all’appuntamento, anche la delegazione di Caracas aveva in programma una serie di incontri bilaterali volti a trattare la situazione nel Paese, dove si auspica che il tema dei prigionieri politici – e di Trentini in particolare – sia stato affrontato. I dettagli sono però molto riservati. Il giorno precedente si era tenuto anche un vertice tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il segretario di Stato Marco Rubio, al quale lo stesso vicepremier aveva chiesto lo scorso 14 marzo di fare il possibile per “cercare di ottenere la liberazione dei prigionieri politici italiani”.
Caracas, l’attesa – Ci spostiamo a quasi novemila chilometri di distanza. Mancano pochi giorni alle elezioni amministrative, previste domenica 25 maggio. In cella le ore non passano mai. Anzi, la percezione del tempo svanisce quasi del tutto. Pasti e medicine scandiscono la giornata. Prevale il silenzio, regola non scritta di ogni struttura penitenziaria. E rigorosamente rispettata. Mattina e sera il silenzio viene interrotto dai passi – a volte stanchi, a volte spavaldi – degli agenti. Difficile non tradire il ruolo, in un contesto così ravvicinato. Qualcuno prova a evitare manifestazioni di empatia con il prigioniero: gesti, sguardi, parole. Ma è complicato non cascarci, soprattutto se si ha a che fare con un innocente. È vero: Trentini non è l’unico straniero detenuto in Venezuela – ce ne sono circa ottanta, dopo l’ultima retata ordinata dal ministro degli Interni venezuelano Diosdado Cabello – ma lui è tra i più difficili da inquadrare: non ci riescono i sostenitori di Maduro, e neppure gli oppositori. Il motivo: era davvero lì per aiutare gli altri. Tant’è che addirittura il blog Aporrea.org – che fa capo a una corrente intellettuale del chavismo ormai defenestrata da Maduro – aveva provato a seminare qualche dubbio, finendo però per concludere senza equivoci. “A chi giova la presunta sparizione del signor Trentini?”, ha scritto Juan Martorano, che continua: “La detenzione e sparizione di uno straniero certamente non giova il governo venezuelano”, suggerendo a Caracas di evitare mosse che “possano essere strumentalizzati dai nemici” della rivoluzione. E su questo hanno ragione: non giova a nessuno la detenzione del cooperante veneto. La Farnesina lavora alla sua liberazione sin dal primo giorno. Chiunque voglia capire chi sia davvero Alberto dovrebbe andare tra i suoi amici, ai Murazzi, in quel lembo di terra da lui custodito e trasformato in casa.