Un flusso di coscienza potente, un dialogo immaginario con il padre che diventa specchio per un’intera esistenza. Bono Vox, l’iconico frontman degli U2, si prepara a svelare un lato ancora più intimo e riflessivo con il documentario “Bono: Stories of Surrender”, diretto da Andrew Dominik, che verrà presentato in anteprima al Festival di Cannes venerdì 16 maggio, per poi approdare su Apple TV+.
Tratto dal suo tour “Surrender“, a sua volta ispirato dall’omonima autobiografia, il film ripercorre le tappe cruciali della vita dell’artista irlandese: l’infanzia segnata dalla perdita prematura della madre, la nascita degli U2 “nella cucina di un amico”, il successo planetario e l’impegno costante come attivista. Ma il cuore pulsante del racconto, come emerge dalle anticipazioni, è il rapporto con il padre: “Le ultime parole di mio padre sono state: “Vaffanculo, voglio andare a casa”. È stato come entrare nella sala degli specchi per scoprire chi sei veramente”, racconta. Quindi rivela come poi, negli anni, abbia cercato in Luciano Pavarotti un surrogato della figura paterna: “Credo di aver cercato mio padre attraverso Luciano. È stato audace portare la mia voce in un luogo così sacro. L’opera non è una scienza, è un’arte”, dice parlando dal teatro San Carlo di Napoli.
Infine, l’attualità: “Il pianeta è in fiamme, e c’è chi getta benzina sui pompieri. Trump e Putin? Un mostro a due teste. Trump è un Nerone con un’intera orchestra”. E difende l’Europa: “Un mosaico meraviglioso. L’Europa deve diventare un sentimento, non solo un’idea”. Dulcis in fundo, il ricordo di papa Francesco: “Un genio del gesto e della Grazia.Mi ha insegnato che l’amore è un verbo, non un sostantivo. Il prossimo passo dell’umanità è vedere la divinità anche nel mondo naturale”.
