Dazi, Trump: “Accordo con Londra”. Starmer: “Giornata storica”. Via le tariffe su acciaio e alluminio, resta quella universale del 10%

È la Gran Bretagna il primo Paese a stringere un accordo commerciale con gli Usa dopo l’annuncio del 2 aprile sui dazi reciproci poi sospesi per 90 giorni per trattare. Parlando dallo Studio Ovale, Donald Trump si è detto “entusiasta” di annunciare l’intesa con quello che ha definito uno degli “alleati più cari” degli Usa. Il premier britannico Keir Starmer, collegato in video, ha parlato di “giornata fantastica e storica” e “vero e proprio omaggio alla storia di stretta collaborazione che ci lega”. E ha addirittura sottolineato che l’annuncio è arrivato “lo stesso giorno e quasi alla stessa ora” in cui l’allora primo ministro britannico Winston Churchill annunciò la vittoria della seconda Guerra mondiale in Europa. Un entusiasmo degno di miglior causa visto che il punto di caduta sembra tutt’altro che entusiasmante per Londra: Donald Trump via Truth (vedi sotto) ha ufficializzato che rimarranno in vigore tariffe reciproche del 10% su gran parte dei prodotti Uk, con un gettito previsto per gli Usa pari a 6 miliardi di dollari l’anno. In generale, ha scritto il Financial Times, si tratta di un patto “più simile al pizzo pagato a un boss mafioso per avere protezione che a un accordo di liberalizzazione tra paesi sovrani”.
L’accordo, i cui dettagli definitivi saranno scritti nelle prossime settimane, “riguarderà miliardi di dollari di esportazioni americane, tra cui carne di manzo americana e vari prodotti agricoli”, ha spiegato il tycoon. E saranno “velocizzate le procedure doganali per le merci americane, in modo che le nostre esportazioni vengano approvate molto rapidamente”. Starmer dal canto suo ha rivendicato che Washington ridurrà a zero i dazi sull’acciaio e sull’alluminio britannici, oggi al 25%, fornirà “un’assicurazione fondamentale per il nostro settore delle scienze della vita” e garantirà “un accesso senza precedenti per gli agricoltori britannici” ai mercati statunitensi senza compromettere gli “elevati standard” della Gran Bretagna in materia di benessere degli animali e di standard alimentari. I dazi del 25% sulle auto e relativa componentistica saranno invece ridotti al 10% ma solo per 100.000 veicoli all’anno, quota che rappresenta oltre l’80% delle 120.000 auto che il Regno Unito invia negli Usa ogni anno e dovrebbe “aumentare man mano che andiamo avanti”.
La riduzione dei dazi su alcuni prodotti importati dagli Usa, tra cui etanolo e carne bovina, “mina il principio della “nazione più favorita” che è alla base del sistema commerciale multilaterale”, nota il Financial Times. “Se altri paesi volessero sollevare polemiche, un’udienza per la risoluzione delle controversie al Wto potrebbe presto risolvere la questione. Accettando di continuare ad affrontare la tariffa di base del 10%, il Regno Unito ha anche normalizzato una mossa profondamente regressiva“.
Il premier Starmer e l’ambasciatore britannico in Usa Peter Mandelson hanno chiarito di considerare l’accordo “solo l’inizio”, ma Trump non è parso d’accordo: “Questo è un accordo al massimo delle sue potenzialità. Ci saranno cambiamenti, ci saranno aggiustamenti perché siamo flessibili, vedremo cosa possiamo fare ancora meglio. Ma è un accordo definitivo e pensiamo che tutti ne saranno soddisfatti”.
In compenso un alto funzionario britannico sentito sempre dal Financial times ha escluso che la Gran Bretagna intenda eliminare o ridurre la sua tassa sui servizi digitali, da sempre contestata da Trump. Un passo che Roma pare invece disposta a fare: nella dichiarazione congiunta diffusa dalla Casa Bianca dopo l’incontro tra Giorgia Meloni e Trump compare una frase che prelude all’eliminazione, o almeno a sostanziali modifiche, della web tax italiana.
Intanto proseguono le trattative con la Ue, che nel frattempo continua a mettere a punto la controffensiva da attivare nel caso il “deal” non arrivi. Ipotesi che lo stesso Trump pare ritenere non remota: un accordo con Bruxelles, ha detto, è più difficile rispetto a quello con Londra che si è “incastrato perfettamente”. Quanto alla Cina, soggetta a dazi reciproci del 145%, Trump ha ricordato che il segretario al Tesoro Scott Bessent andrà in Svizzera nel weekend per incontrare una delegazione cinese e ha ribadito che Pechino “ha molta voglia di fare un accordo”. Lui stesso si è detto pronto a parlare con il leader Xi Jinping ma “dipende da cosa dirà Scott”.