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Anche Orban paga le politiche dell’amico Trump. Pil ungherese in calo dello 0,2% nel primo trimestre

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Diversamente dalle previsioni l’economia ungherese ha chiuso un primo trimestre 2025 in contrazione. Il Pil è sceso dello 0,2%, rispetto agli ultimi tre mesi dello scorso anno, affossato da un crollo della produzione industriale innescato dalle tensioni commerciali che coinvolgono mezzo mondo, a causa dela politica dei dazi annunciata, e in parte avviata, dalla casa Bianca. Le previsioni degli economisti indicavano un incremento dello 0,4%.

Il premier ungherese Viktor Orban è un acceso sostenitore del presidente americano Donald Trump ma la linea protezionista della Casa Bianca rischia di fare male anche a lui, in vista delle elezioni del 2026 e con il partito di opposizione già in testa nei sondaggi.

Orbán ha promesso agli elettori che l’economia sarebbe ripartita “a razzo” quest’anno dopo la recessione del 2024 ma ora ha dovuto rivedere le sue previsioni. Il premier ungherese ha annunciato una serie di tagli fiscali pre-elettorali, tra cui l’estensione dell’esenzione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche alle madri e sgravi fiscali sull’IVA ai pensionati. Questi, a loro volta, hanno costretto il governo ad abbandonare gli obiettivi su debito e deficit. In un cotesto recessivo tutto ciò diventa ancora più problematico e rischioso.

L’agenzia di rating statunitense Strandard&Poor’s ha peggiorato il suo giudizio sulle prospettive finanziare di Budapest, sottolineando come Orbán stesse giocando con la salute dell’economia, raddoppiando la spesa prima delle elezioni. In precedenza, il governo aveva attribuito la causa delle difficoltà del settore industriale al malessere economico della Germania, il principale partner commerciale dell’Ungheria.

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