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Uno a zero per Milano nella battaglia contro Roma per il controllo delle Generali

Nonostante il favore del governo e il supporto di Unicredit, Francesco Gaetano Caltagirone non conquista più di 3 posti in consiglio. Lo scontro si sposta a Siena
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I soci delle Generali si schierano a favore della continuità. E così la prima battaglia sul fronte triestino si chiude a favore di Mediobanca che conquista 10 posti nel consiglio di amministrazione del Leone. Il socio Francesco Gaetano Caltagirone dovrà quindi accontentarsi di tre posti, nonostante l’appoggio del governo che avversa i piani della compagnia triestina nella gestione di 650 miliardi di euro di risparmi in tandem con i francesi di Natixis. E, soprattutto, nonostante il supporto del pacchetto di azioni di Unicredit pari al 6,5% del capitale di Generali, che proprio nei giorni dello braccio di ferro con l’esecutivo sull’acquisizione di Bpm fortemente osteggiata dal governo, nella serata di mercoledì aveva deciso di votare a favore dei consiglieri proposti dal costruttore romano.

In totale ha votato con l’editore del Messaggero il 25,3% del capitale della compagnia che è il più importante asset del Paese per proprietà mobiliari e immobiliari, tanto da finire puntualmente al centro di fortissimi scontri di potere. La principale novità, rispetto al passato, è il governo che si trova a bordo campo sia come arbitro che come tifoso. Non pare un caso, quindi, che oltre agli eredi Del Vecchio accanto a Caltagirone si siano schierati soggetti al momento nell’occhio del ciclone di Roma come Unicredit e la Fondazione Crt (2%), mentre altri come i Benetton (4,8%) hanno optato per l’astensione.

L’effetto immediato è che il consiglio di amministrazione non sarà ingessato da eccessive spaccature come temevano i grandi investitori di Trieste. Analogamente l’alleanza con Natixis nel risparmio gestito non avrà più nessun ostacolo interno e dovrà confrontarsi “solo” con il Golden Power che l’esecutivo, nel caso di Unicredit, ha già dimostrato di saper maneggiare con molta disinvoltura. L’attesa a questo punto è altissima visto che contro l’accordo transalpino si è pronunciato apertamente lo stesso capo del governo. E poi c’è il Monte dei Paschi di Siena, che nel giro di due mesi lancerà la carica su Mediobanca, primo azionista del Leone. Qui il governo è pure giocatore, visto che è ancora il primo azionista della banca toscana che ha dalla sua molti dei soci che invece a Trieste hanno votato con Milano.

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