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Vorrei come prossimo Papa una perfetta sintesi tra Bergoglio e Ratzinger

Perché se è vero che la Chiesa deve essere vicina al mondo, è altrettanto vero che è il mondo che deve avvicinarsi a Dio, e non viceversa. E dunque quali sfide?
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di Eugenio Lanza

Nel compleanno di Roma numero 2777, il Pontefice Francesco I è tornato fra le braccia del Padre. Una lunga lotta con dei crudeli morbi fisici si è conclusa ad 88 anni, in un Lunedì dell’Angelo. All’alba. Sembra quasi che il Papa venuto dalla fine del mondo abbia voluto fare un ultimo sforzo, e celebrare insieme a noi credenti la Resurrezione di Cristo. Se ne va nel bel mezzo di un anno giubilare, cosa che non accadeva dal 1700. Quasi a chiudere un ciclo, e al contempo lasciare accostata la porta per aprirne uno nuovo. Un po’ come il suo predecessore, Benedetto XVI, che morì proprio l’ultimo giorno dell’anno, nel 2022. Quante affascinanti coincidenze.

Di Francesco manterrò un ricordo positivo e illuminato: quello di un nuovo “Papa buono”. Sono orgoglioso, da socialista cattolico, delle sue posizioni su omosessuali e su donne nella Chiesa. “Se una persona è gay chi sono io per giudicare?”, disse a Rio nel 2013. Mentre alle donne di Fede, pur non aprendo al diaconato femminile, ha riservato delle posizioni di vertice fino ad allora precluse. Chiedere a Suor Simona Brambilla, prima prefetta della Santa Sede, per avere conferma. Donne che lui percepiva come “coloro che fanno il mondo bello”. La descrizione, cioè, di un modello di femminile tanto distante dall’oppressione della vecchia cultura borghese, illiberale e machista della donna chiusa e conculcata in casa; quanto lontano dalla proposta di femmina postmoderna, libera solo quando imitazione del peggior maschio, all’interno della narrazione lavorista e capitalista in cui l’unica strada di emancipazione passa per il paradigma del potere.

Più di tutto, conservo di Francesco I le sue battaglie sociali, la sua vicinanza agli ultimi, e in particolare il suo pacifismo e la sua denuncia del genocidio palestinese in atto a Gaza. Il mancato cordoglio espresso dal criminale di guerra di Tel Aviv, col cui nome non voglio sporcare questo articolo, è la medaglia postuma più importante che potesse ricevere in questi giorni. La lingua di un volgare etnocida non è neanche degna di pronunciare il nome eterno di Francesco.

Auspico, per il futuro, un Papa che possa esprimere la migliore delle sintesi tra Bergoglio e Ratzinger. Un Pontefice, cioè, che sappia essere al contempo politico al fianco dei più deboli, e teologo al fianco di Dio. Perché se è vero che la Chiesa deve essere vicina al mondo, è altrettanto vero che è il mondo che deve avvicinarsi a Dio, e non viceversa. E dunque, in concreto, quali sfide per il prossimo Papa?

Questo mondo necessita di un Padre di tutti, accogliente ma sincero, e fedele ai nostri principi. Vi è bisogno di riflettere su alcuni temi, come l’eutanasia, ma anche di prendere posizioni nette su altri. Desidero un rifiuto perentorio di nuove forme di schiavitù, come l’orrore degli uteri in affitto.

Chiedo un’attenzione speciale agli animali, compagni di viaggio nella vita terrena; troppo spesso torturati senza pietà, come se non fossero capaci di soffrire e amare come noi, a loro modo. Infine una mano tesa verso le madri in fieri, da allontanare con amore e con aiuti concreti dalla prospettiva dell’aborto. Il quale mai potrà essere normalizzato da chi vuole proteggere la vita, ma di fronte a cui bisogna essere pronti al perdono; come Bergoglio stesso ci ha insegnato, rivelando: “In confessionale ho capito il dramma dell’aborto”.

Che possa poi il nuovo Papa opporsi con tenacia a tutte le guerre, senza ambiguità. E che abbia la forza, è questo il suo compito terreno più cogente e complicato, di provare a fermare i crimini perpetrati dallo Stato colonialista d’Israele. Solo così ci si potrà avviare verso un lungo percorso di conciliazione, o almeno di convivenza, tra le tre grandi religioni monoteistiche di questo mondo. Alle quali ancora, per fortuna, miliardi di anime si rivolgono da questo atomo opaco del male, in cerca di sollievo.

Questo io chiedo. E, riponendo stavolta fede nella saggezza vaticana, questo voglio credere che accadrà. Riposa in pace Francesco.

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