Il mondo FQ

25 aprile, l’effetto “sobrietà” del governo: cortei annullati, Bella ciao vietata e la Regione Lombardia “dimentica” la festa

Da Nord a Sud, diversi Comuni italiani stanno vietando i cortei e, addirittura, di cantare Bella ciao. E sì, ci sono amministrazioni di centrosinistra
Commenti

Il giorno successivo alla morte di Papa Francesco, all’uscita da Palazzo Chigi, il ministro Nello Musumeci diceva ai giornalisti: “Festa per il 25 aprile? Tutte le cerimonie sono consentite, purché svolte con sobrietà“. Si era appena concluso il Cdm, con la decisione del governo di stabilire cinque giorni di lutto nazionale per il Pontefice. Cinque giorni, un numero sufficiente perché anche le celebrazioni per l’80esimo anniversario dalla Liberazione nazifascista rientrassero nel conteggio. E, dunque, la parola d’ordine: sobrietà.

E i primi effetti della volontà dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di, quanto meno, condizionare il 25 aprile si stanno registrando oggi. Da Nord a Sud. E d’altra parte il presidente dell’Anpi di Milano, Primo Minelli, lo aveva detto chiaro e tondo: “Così i Comuni si sentono legittimati a sospendere le celebrazioni“. Ed eccoci qui: l’amministrazione di Genazzano, 5mila abitanti a 60 chilometri da Roma, ha vietato il corteo. Il sindaco Alessandro Cefaro (lista civica) lo ha annunciato in un post, richiamandosi alla “sobrietà” chiesta dal governo: “Nel rispetto del lutto, la tradizionale commemorazione del 25 aprile si svolgerà in forma ridotta: il tradizionale corteo accompagnato dalla banda musicale non verrà svolto, mentre ci sarà il ritrovo delle autorità e dei cittadini, per la deposizione di una corona di fiori presso il monumento dei caduti in piazza Matteotti e il discorso del sindaco”. Attacca il Pd: “Non ci sono scuse. Chi vieta un corteo del 25 aprile sceglie consapevolmente di calpestare la storia, la Costituzione, la memoria dei martiri e il diritto dei cittadini a riconoscersi nei valori della democrazia” dice Eleonora Mattia, vicepresidente dem della commissione Affari Costituzionali del Consiglio regionale del Lazio.

A Cinisello Balsamo (74mila abitanti) il Comune ha deciso di cancellare i comizi, vietare le bandiere e non far intervenire le associazioni partigiane. Di censura parlano il segretario provinciale di Milano di Sinistra italiana, Giuseppe Roccisano e quello del centro alle porte di Milano, Gaetano Petronio. “Una vergogna” per il segretario Luca Stanzione della Cgil, che nel pomeriggio ha rilanciato: “Nonostante le limitazioni imposte dall’amministrazione comunale, il comizio si terrà regolarmente. Disobbedire è necessario perché la memoria della Resistenza non si cancella e non si riduce. Saremo in piazza per difendere i valori fondativi della Repubblica”. Il sindaco, al secondo mandato, è Giacomo Giovanni Ghilardi, di centrodestra (sostenuto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia). Nella Bergamasca, a Romano di Lombardia (20mila abitanti), il richiamo alla “sobrietà” si è tradotto nel divieto – grottesco – di cantare Bella ciao alla sfilata del 25 aprile. La nota è firmata dal presidente del Consiglio comunale, il leghista Paolo Patelli, che ha concesso solo il minuto di silenzio. Come si possa vigilare sul divieto resta un mistero. E infatti l’Anpi locale sottolinea che “si può impedire alla banda di suonare Bella ciao ma non ai cittadini di cantarla”. Pure a Stezzano, alle porte di Bergamo, l’amministrazione comunale, con un post pubblicato sui social, ha comunicato di aver cancellato “il concerto e la festa in piazza Bella ciao”. L’aggravante? La Giunta, guidata da Simone Tangorra, è sostenuta da Partito democratico e Movimento 5 stelle. E gli elettori, da quanto si apprende, sono rimasti piuttosto sorpresi (per usare un eufemismo). E anche nel Bresciano c’è chi si accoda: sono Ono San Pietro e Cividate Camuno, entrambi in Val Camonica e, questa volta, entrambi a guida centrodestra. Nel secondo il sindaco è il coordinatore di FdI in Val Camonica, Alessandro Francesetti.

E per restare in Lombardia, il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, denuncia che chi guida la Regione “si è dimenticato dell’anniversario della Liberazione. Nonostante le rassicurazioni rivolte all’Anpi in queste settimane e le nostre sollecitazioni nell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale – spiega – registriamo con sconcerto che, né attraverso il Consiglio, né attraverso la giunta, la Regione ha programmato alcun momento di celebrazione. Oggi arriva addirittura ad annunciare che alla manifestazione di Milano non parteciperà nessun esponente della giunta, ma sarà solo inviato il gonfalone”. E conclude: “Una scelta vergognosa che non fa che confermare che alla destra il 25 aprile fa paura. La destra lombarda non è in grado di dirsi antifascista e si ostina a ignorare che la nostra Costituzione è figlia della Resistenza”.

Anche a Domodossola, 17mila abitanti, simbolo della Resistenza partigiana, l’amministrazione comunale ha modificato il programma delle celebrazioni “nel rispetto del lutto nazionale” e, ovviamente, “considerato anche il richiamo alla sobrietà”. Così sono stati cancellati corteo e sfilata che sarebbero dovuti partire da piazza Repubblica dell’Ossola e arrivare in piazza Matteotti. Cancellata anche la presenza del corpo musicale. “La Festa della Liberazione non è una ricorrenza come le altre: è la pietra angolare della nostra democrazia, il giorno in cui l’Italia ha ritrovato la dignità e la libertà dopo l’occupazione nazifascista – replicano in una nota i gruppi provinciali del Verbano-Cusio-Ossola di Pd, Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 stelle, Italia viva e Volt -. Celebrarla sobriamente significa svilire il senso profondo di una memoria collettiva che ha permesso al nostro Paese di rinascere dalle macerie della guerra e della dittatura”. Questa è una scelta che rischia di “indebolire la memoria pubblica e di cedere terreno a una visione revisionista e ambigua della nostra storia”. Domodossola è amministrata dal 2016 da Lucio Pizzi (centrodestra). In Toscana, a Orbetello, l’Anpi locale, per voce di Giulio Balocchi, denuncia la mancata autorizzazione da parte della Giunta al suolo pubblico, all’interno del Parco delle Crociere, alla stessa associazione partigiana: “Questa mattina il dirigente del Comune, dottor Sabatino, ci ha comunicato che la Giunta si è riunita e ci avrebbe negato il suolo pubblico. Lo avevamo chiesto da settimane e pagato all’ufficio Patrimonio quanto dovuto. Ho lavorato per 40 anni in Comune e non ho mai visto aspettare una delibera per concedere il suolo pubblico. Quindi questa è una rappresaglia del Comune. Che però non deve illudersi: domani il 25 Aprile lo celebreremo ugualmente”. Il sindaco è Andrea Casamenti (lista civica di centrodestra). A Foligno (55mila abitanti), in provincia di Perugia, il sindaco leghista Stefano Zuccarini ha ridotto le celebrazioni: niente inno d’Italia della cantante lirica Paola Scarponi e niente esibizione della Filarmonica Belfiore-Città di Foligno; annullati anche gli interventi del presidente del Consiglio comunale e del primo cittadino stesso.

Ma, come visto col caso di Stezzano (Bergamo) non ci sono solo i Comuni amministrati da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. In provincia di Padova, a Ponte San Nicolò, è il primo cittadino sostenuto dal centrosinistra, Gabriele De Boni, ad “annullare le celebrazioni previste per il 25 aprile”. Rimane confermata “la Santa Messa in suffragio dei caduti” e “il momento commemorativo al Monumento ai caduti”. A Legnano (60mila abitanti), poi, la giunta del Pd – sindaco Lorenzo Radice – ha annullato il concerto dei Punkreas. Per la band “l’invito alla sobrietà del governo appare come una strumentalizzazione per limitare le celebrazioni e gli eventi del 25 aprile, speriamo che la giunta ci ripensi”.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione